Si celebra dal 1970, ma ogni anno diventa sempre più importante capirne il senso ed il vero significato. Perché dedicare una giornata al pianeta che ci ospita è un po’ riduttivo. È veramente necessario capire l’importanza dei nostri comportamenti, di quanto il nostro modo di agire abbia effetto in primo luogo su noi stessi.
La Terra ci ha concesso un luogo dove vivere, continuare la nostra specie, seppur in un modo altamente discutibile, e noi nel corso della nostra lunga evoluzione l’abbiamo sfruttata ogni oltre limite, depredandola di ricchezze che in alcuni casi sono perse per sempre.
Siamo stati e continuiamo ad essere degli ospiti ingrati e maleducati, irrispettosi e pretenziosi. L’abbiamo spesso macchiata con le sue stesse risorse, versando in limpide acque petrolio e composti più o meno sintetizzati. Abbiamo versato sulla sua superficie miliardi di sostanze chimiche, prodotti nei nostri laboratori, avvelenandola senza pietà.
Si dice che le cattive azioni tornino, seppur sotto altre vesti, al mittente e in termini di salute lo stiamo già constatando. Non è invenzione il dato sui morti causati dalle particelle sottili dello smog. Quei micron in polvere che entrano infidamente dentro i polmoni, senza troppa difficoltà, e ci fanno respirare male, aumentando di gran lunga il rischio di problemi al cuore.
I bambini sono spesso le vittime più indifese di fronte a questi micro-killer. In molte parti del globo si usano ancora prodotti chimici pericolosi che causano seri danni alla salute, al fisico, allo sviluppo. Ancora una volta sono loro, i bambini, a pagare le peggiori conseguenze, perché li maneggiano senza cautele, magari ci lavorano, anche se dovrebbero fare altro.
Sfruttiamo sempre di più quanto ancora rimane, per indossare piume, pietre, gustare prelibatezze, costruire in luoghi fino a quel momento incantati. Abbiamo a tali scopi, portato all’estinzione alcune specie e da questo non si torna indietro.Tutto per sollazzare il nostro ego.
Stiamo divorando risorse, macinando calorie avidamente e il prodotto di questo processo perverso e inarrestabile sono loro, lo scarto del progresso: i rifiuti. Che dobbiamo affrettarci a far scomparire, bruciandoli, seppellendoli, far finta che non siano mai esistiti.
Ma nulla scompare e se li bruciamo ci tornano nei polmoni, nell’aria creando riscaldamento superfluo; se li sotterriamo tornano nell’acqua e nel cibo che piantiamo. Se abbiamo fortuna alcuni rimarranno inerti, attraverso i secoli, a testimonianza del nostro passaggio su questo pianeta, per le generazioni future o per qualche visitatore extraTerra inorridito.
Lei nei secoli ha cercato di difendersi, di trovare modi diversi di sopravvivere a tanta avidità, ma lo sfruttamento è durato troppo. Abbiamo esagerato in ogni senso possibile ed ora paghiamo il prezzo di ritorno. I mari che si alzano, i venti impetuosi e distruttivi, i cibi avvelenati, le tempeste senza quiete, il caldo opprimente.
Mangiamo, respiriamo, e riproduciamo il nostro veleno, la Terra ora non ce la fa più a salvarci. L’abbiamo esaurita e ora dobbiamo cavarcela da soli.
Dobbiamo iniziare a considerarci degli ospiti sempre grati per quanto potrà e vorrà concederci, ma sarà bene cominciare a ridimensionare la nostra istintiva natura di predatori.
Altrimenti soccomberemo sotto l’enorme peso della nostra invadente presenza, soffocati dall’aria impura, smog, rifiuti, scarti alimentari, acqua inquinata e con sempre meno ossigeno da respirare vista la progressiva diminuzione di alberi in circolazione.
Non le stiamo dedicando una giornata, stiamo solo concedendo a noi stessi un’altra possibilità.
Magari c’è ancora tempo per dimostrare di non essere dei pessimi abitanti. Potremmo allora cominciare con un buon proposito. Del tipo impegnarsi a diventare dei consumatori morigerati. Mangiamo meno, sprechiamo quindi meno, non compriamo se non necessario, facciamo vivere più a lungo ciò che ci appartiene.
Abbiamo bisogno di poco per vivere bene, il resto è superfluo ed inquinante.
Alla prossima giornata della Terra, sperando di poter essere un po’ più fieri di noi.
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