domenica 15 gennaio 2017

Se la bufala non è una mozzarella


Leggendo la traccia di un tema assegnato da una professoressa ad una classe di seconda superiore, ho pensato che ci sono delle volte in cui chi insegna si rivela brillante. Semplicemente perché cerca di sviluppare in chi si prefigge di educare uno spirito critico, quell’andare oltre l’apparenza delle cose che distingue una materia che assorbe ogni stimolo proveniente dall’esterno, da un’altra che seleziona e filtra secondo un processo interno del tutto indipendente.

Alla fine tutti siamo materia, quando si è particolarmente plasmabili si diventa inconsapevolmente uno strumento in mano a qualcosa di più evoluto, che utilizza quell’intelligenza di troppo con scopi non sempre onorevoli.

Il sistema generale della società di cui ognuno di noi fa parte, sfrutta  la mancanza di senso critico, assorbire senza domandarsi, la totale mancanza di lungimiranza, che si trasformano nel più grande affare che gli estremisti, gli assetati di potere, i più grandi speculatori del pianeta possano desiderare.

Ritornando al tema accennato, il titolo è di quelli che il Professor Keating scriverebbe sulla lavagna, magari ammiccando per alludere che si tratta di qualcosa di veramente importante su cui riflettere: “Come si può verificare la veridicità delle notizie.”

Dal momento che tutti noi siamo fruitori di internet, navighiamo in un mare di informazioni alle quali attingiamo per i più diversi scopi e non è cosa di poco conto capire se quanto leggiamo risponde a verità o meno.

Il problema serio nasce quando nessuno di noi si pone neanche il dubbio e prende per oro colato ciò che legge e, cosa ancor più dannosa, lo condivide con altre persone, dando la possibilità a quella notizia, forse vera forse falsa, di prendere il via della viralità.

Sembra che non sia successo nulla ed invece con un banale click abbiamo veicolato dati, numeri, nomi, immagini verso amici e conoscenti che non si sa che uso ne faranno a loro volta. 

E se si trattasse di una notizia che riguarda la salute, magari la ricetta miracolosa per curare definitivamente il cancro?

L’uso dell’aggettivo miracoloso mi fa grandemente sospettare che dietro ci sia qualcosa di strano. I titoli gridati attirano la nostra curiosità e fanno in modo che noi quella notizia la clicchiamo, si spera senza crederci. Intanto però con quei click, qualcuno dietro il sipario ha raggiunto l’obiettivo di attirare gente e se tutto va secondo i piani, una volta raggiunto il sito, per errore si clicca su una pubblicità.

A noi, ancora una volta, ci sembra non sia accaduto nulla, ma chi sta dietro questo marchingegno se la ride mentre conta le banconote.
Il fenomeno ha assunto proporzioni così vaste che gli stessi big, Google e Facebook, se ne stanno preoccupando, cercando di rimediare mettendo dei filtri alle notizie.

A quanto pare le informazioni false che girano sul web superano quelle vere e anche la quantità di persone che le condivide spaventa, l’Ansa mi dice un americano su quattro, si tratta di una grossa cifra.

Se ci può consolare, anche giornalisti e personaggi famosi sono caduti nella trappola, dando voce a delle emerite bufale. Ancora fanno notizia quelle diffuse da Beppe Grillo riguardanti temi rilevanti in materia di salute. La più eclatante, che attende ancora una smentita ufficiale, è quella in cui dichiarava lui stesso che l’Aids non esiste, bollandola come la bufala del secolo. La bufala nella bufala, un alto lavoro di ingegneria mediatica.

Dopo aver appurato che il problema esiste ed è pure importante, si può pensare alla soluzione. Non facile visto che sono gli stessi lettori che le notizie dai titoloni gridati se le vanno a cercare come un cacciatore famelico la sua preda.

Se decidiamo di non prestarci al gioco dei burattinai e sarebbe il caso di cominciare a pensarci, come possiamo lasciare le notizie fasulle abbandonate a quello che dovrebbe essere il loro destino cioè l’oblio?

A meno che ciò che stiamo leggendo sia scritto su siti autorevoli, verifichiamo la fonte attraverso un motore di ricerca, magari utilizzando appositi siti nati per scovare le bufale (l’elenco si trova sotto il post), è probabile che la stessa notizia la troviamo su siti seri ridimensionata, con immagini diverse e numeri di tutt’altro valore. 

Qualche accortezza in più dovremmo metterla in campo se parliamo di notizie riguardanti la salute, rischiando di mettere in pasto ai maghi stregoni persone alla disperata ricerca di belle notizie. Chiedere al proprio medico non è un consiglio da sottovalutare.

In ogni caso vale il principio nascosto dietro ai più grandi imbrogli.
Dubitare delle apparenze, chi arriva come colui che salva il mondo forse è tutt’altro. 

Chi usa il megafono probabilmente vuol dare risalto a qualcosa che in qualche modo riempirà le sue tasche, di denaro potere o semplice orgoglio.

Chi grida al miracolo, spera forse che il miracolo si compia davvero e tutti accorrano come api al miele?

Se lo scopo è far accorrere un esercito di persone utilizzando parole ad arte, poniamoci sempre la domanda “A cosa serve questa folla immensa?”

La storia ci insegna che gli eserciti possono creare grandi disastri, a vantaggio di pochi, pochissimi abili imbonitori.





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