Un giorno di molti anni fa, ai tempi della scuola media, Manuela, una mia compagna di classe mi disse una frase che ricordo nitidamente ancora oggi: “Vorrei essere presente al mio funerale per vedere chi partecipa.”
Non so perché mi sia rimasta impressa tutti questi anni. Forse parlare della morte non è così usuale, a quell’età lo è ancor meno; magari voleva avere la prova di chi, tra suoi compagni di classe, tenesse veramente a lei.
Fatto sta che io quella scena la pensai, dando il via ad un fervido lavoro di immaginazione che mi ha portato negli anni a vedere oltre il reale, e poi a volerlo fissare sulla carta.
Il suo, il mio, una bara, dei fiori, il volto dei partecipanti non lo ricordo, però erano tanti. Nella fantasia sono stata benevola. Perché è anche così che si dimostra l’affetto, o no?
Cerchiamo sempre l’approvazione degli altri, ed in parte è anche normale che sia così. Viviamo in una società e nel momento in cui veniamo a mancare, chi ci ha conosciuto dovrebbe farci sapere quanto la nostra assenza si farà sentire. Sempre che consideriamo la maggior parte delle persone che partecipano, sinceramente commosse.
Molta gente presenzia semplicemente perché si deve fare, per la solita pura questione di apparenza. “Se tu non vai ai funerali degli altri-disse con tono fermo al padre-essi non verrano al tuo.” Clarence Day (1847-1935) ne La vita col padre.
Altri per accertarsi, prima che la bara venga chiusa, che la persona sia veramente passata a miglior vita. Così da potersi sollazzare con quanto di materiale, il defunto andato ha accumulato durante la sua esistenza. La medesima rassicurazione che cerca chi desiderava quella morte per motivi diversi da quelli essenzialmente materiali, allo stesso modo non lusinghieri.
A quanto pare Manuela non è la sola ad aver avuto questo bizzarro pensiero, per quanto lei ha battuto tutti sul tempo formulandolo in giovane età.
La scrittrice anglo-irlandese Maria Edgeworth nata nel 1767 fece un’analoga riflessione nel libro Castle Rackrent: “Come mi piacerebbe vedere il mio funerale prima di morire!” Il fatto che abbia scritto anche per bambini, potrebbe non essere un caso.
Se si riesce a mantenere un atteggiamento di leggerezza rispetto alla vita, si riesce a parlare serenamente anche di morte e perché no anche a riderne, come ha fatto Cesare Zavattini. “Ho visto un funerale così povero, che non c’era neanche il morto, nella cassa. La gente dietro piangeva. Piangevo anch’io, senza sapere il perché, in mezzo alla nebbia.”
C’è chi riesce ad essere rivoluzionario anche nel momento del suo funerale come il poeta francese André Breton (1896-1966): “Per quanto mi riguarda, chiedo di essere portato al cimitero in un furgone da sgombero.”
Se qualcuno mi chiedesse se ho pensato al mio funerale dovrei dire di sì, perché chi scrive è abituato a fantasticare. Come lo immagino? Più che altro come spero che avvenga. In un giorno di pioggia violenta e molto, molto vento.
Così da far desistere tutti, tranne quelli che hanno cuore per darmi un saluto prima del mio nuovo viaggio. Ovviamente avrò da scriverci sopra, è una situazione così bizzarra. Anche se chi leggerà non sarà fatto di carne ed ossa.
A funerale fatto ognuno torna a casa. Chi si avvia a tornare alla sua adorata routine, chi invece deve fare i conti con un vuoto da colmare.
Anche se la persona alla quale abbiamo voluto così tanto bene, vorrebbe proprio che non rovinassimo i giorni futuri, farcendoli di ricordi nostalgici e di rimpianti.
Il funerale chiude una vita e si spera ne apra altre. Quelle di coloro che hanno deciso di rendere davvero onore agli amati defunti, rendendo radiosa la propria esistenza.
Dimenticavo che il funerale, almeno nei miei piani, si dovrebbe svolgere su un colle molto ripido che insieme alla ventosa pioggia di cui sopra, lo renderebbe un evento per appassionati.
Magari anche ci mi ha voluto un bene sincero, desisterebbe per ovvie difficoltà pratiche, e mi ritroverei in cima, sola, insieme ad un temerario becchino.
Non cambierebbe la realtà delle cose, sarei sempre morta, ma di certo avrei materiale decisamente interessante su cui poter sfogare la mia fantasia. Che spero rimanga sempre viva. Almeno quella.