martedì 1 novembre 2016

La triste fama di un ponte


Nella foto che mi ritrae c’è una promessa mantenuta. Alla vigilia di un nuovo anno avevo deciso di cercare in giro, guardare oltre la realtà, sperando di incontrare una persona cara. 

Chi ha letto il post precedente sa che la vigilia alla quale mi riferisco è quella dell’antico popolo celtico, per il quale il 31 ottobre, il Samhain, è un giorno a dir poco particolare. Ha luogo l’ultimo raccolto, ci si prepara alla stagione invernale, si commemorano i morti, coloro che sono passati ad un altro mondo, lontano, irraggiungibile. 

Non l’ultimo giorno di ottobre, quando nell’oscurità gli spiriti ci vengono incontro e noi vivi ne approfittiamo per offrire del cibo, nella speranza che loro, un tempo amati, ci diano un po’ della loro compagnia. E visto che è anche un importante momento di riflessione, sarebbe bello condividere i nostri pensieri con chi non è più carne, ormai disinteressato ai piaceri materiali.

Il fresco di una stagione autunnale che stenta a decollare era ieri più deciso. Lo spostamento delle lancette all’indietro di un’ora, ha fatto calare il buio ancor prima, rendendo la serata ideale per incontri non esattamente ordinari. 

Non mi sarei allontanata troppo dalla zona in cui abito, percorsi non troppo illuminati, immersi nel parco dei Castelli Romani, luoghi perfetti per spiriti che non vogliono essere scoperti. Indosso qualcosa di scuro per non sembrare appariscente e qualcosa di chiaro e colorato, per non rischiare di mimetizzarmi nell’oscurità.

L’idea era di arrivare ad Ariccia oltre l’altissimo ponte per poi percorrere un lungo viale alberato che arriva sino a Genzano, il potente terremoto ha cambiato i piani ed il contesto. Non era permesso alle macchine di transitare sul ponte e tutto ha assunto connotati imprevisti: pochi rumori, l’aria che si sposta solo per il vento, molecole che arrivano al naso con il solo profumo della natura.

Questo fa sì che ci soffermiamo lì più a lungo del previsto, ed è a quel punto che l’incontro che avevo sperato si realizza, anche se lo spirito non è uno solo e i connotati non mi sembrano conosciuti.

Le anime appartengono a coloro che hanno deciso di spezzare la loro esistenza su quel ponte, casuale collegamento oltre la vita terrena. Si avvicinano a me e all’inizio ho paura, sono numerosi, tutti con storie diverse, molti avevano un lungo futuro davanti a sé. 

Cominciano a raccontarmi le loro storie e non riesco a seguirle tutte, mi sembra però di trovare un punto comune: la solitudine.

Ad un certo punto lo spirito di un ragazzo mi prende da parte. Mi racconta che il motivo per cui lo ha fatto era principalmente uno: la mancanza di speranza. Troppe delusioni e nessuno che capisse davvero il suo stato.

Sono andati via tutti insieme e mi è sembrato che il parlare di loro li avesse fatti felici. 

Sono tornata a casa angosciata, non ho incontrato la persona cara e quelle storie mi hanno intristito, ma visto che era anche la notte dei propositi, ho deciso di metterli nero su bianco.

Ho promesso di essere più sorridente, maggiormente cordiale, più disponibile, di ascoltare più attentamente. 

Una società accogliente e gentile, è un ottimo antidoto alla tristezza e alla solitudine.

Il calore umano alimenta la speranza e forse molti di loro non avrebbero fatto quella scelta. 

Credo che le parole di quel ragazzo volessero dire proprio questo. 

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