Nella tristissima giornata in cui un ospedale di Medici Senza Frontiere è stato distrutto da un raid aereo, raccolgo i pensieri di una giovane vittima.
Sentivo un rumore lontano,
un rombo di motore avvicinarsi a grandi passi,
ma no, non potevo pensare che era di nuovo per me.
Ero lì per curare le mie ferite,
quelle che sempre voi mi avete inferto
ed ora di nuovo qui che mi sorprendete dai cieli.
Questa volta non sono scampato,
non ce l’ho fatta ad evitare il vostro odio.
I colpi ravvicinati sono andati a buon fine,
finalmente avete avuto la meglio sulle mie deboli membra.
Tornerete di nuovo per banchettare con la mia carcassa?
Avete il mio permesso,
tanto ora non sento più dolore,
anzi posso osservare da lontano la mia terza uccisione.
La prima è avvenuta quando sono rimasto solo,
quando ho visto gli altri morire nella cenere,
quando il diritto di sperare è finito.
Voi non andrete all’inferno per la terza volta,
per voi non c’è posto lì,
non brucia la carne gelida,
neanche la prima volta,
neanche se non sei ancora un massacratore seriale.
Ero l’ultimo della famiglia,
uno che poteva cambiare le cose,
ho fatto poca strada,
ma quello che ho visto mi basta.
Almeno che il libro sul comodino sia salvo,
se ne sarebbero aggiunti altri,
così pensavo di fare giustizia,
a colpi di pensieri e grandi azioni.
Non vi avrei preso alle spalle
nel vostro momento peggiore.
Io avrei solo demolito i vostri scellerati piani,
a colpi di grandiosi propositi.
Ora posso solo sperare
che qualcuno raccolga quel libro,
di unirmi alla mia famiglia,
di non incontrare i miei compagni di gioco.
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