Migliaia di automobili sfrecciano ogni giorno sulle strade di tutto il mondo e altrettante persone le conducono in ogni dove, incrociando miliardi di vite. Tra di loro si celano insospettabili, potenziali killer che varcata la soglia della portiera, obbediscono solo alle loro regole. Come i pirati degli sconfinati mari, noncuranti della vita e senza rimorso, percorrono chilometri di asfalto, macinando distanze e speranze. Quelle delle eventuali vittime che pregano di non imbattersi mai in questi senza cuore, travestiti da onesti guidatori. Una di loro, travolta dal crudele destino, gli rivolge questi ultimi versi:
Tu che sfrecci sprezzante e senza limiti,
mi volto e non ci sei più,
tu che sfidi la morte,
gareggi con la mia vita,
tu che prendi accordi con il mio Dio,
il mio battito per più giovani respiri,
neanche Lui ti può fermare.
Non sei tanto diverso da uno spietato mercenario,
entrambi cercate le vittime come segugi,
lui però è a volto scoperto
tu armeggi dall’oscurità del tuo fortino,
lui indossa la sua arma con chiare intenzioni,
la tua si nasconde dietro le bonarie vesti di una fiammante utilitaria.
Scendi sempre più giù su quel pedale,
spingendo noncurante sull’acceleratore della mia vita,
l’abitacolo è il tuo regno e tu fai le leggi,
non esiste nulla al di fuori di lì,
tra fumi d’alcool e polvere d’asfalto,
non un pianto disperato,
non le lacrime del cielo
potranno fermare la tua corsa.
La mia vita ha incrociato il tuo destino,
sporcando la tua coscienza con il mio sangue,
ma tu, perfetto sconosciuto
puoi ancora decidere sulla mia esistenza,
mi guardi negli occhi o fuggi via?
A te la scelta, sappi però che ora tu sei uguale a me
siamo, tutti e due, più vicini all’oscurità.
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