domenica 28 febbraio 2016

Due facce della stessa medaglia


Ho sempre pensato che nell’essere umano coesistano due nature del tutto contrapposte, due istinti che predispongono al bene o al male; insomma a quest’umanità divisa tra buoni e cattivi non c’ho mai creduto. In ognuno di noi albergano sentimenti diversi, che possono manifestarsi in maniera prevalente a seconda della diversa educazione, delle esperienze di vita o semplicemente dal contesto in cui ci si trova. 

La natura umana è molto complessa e mi è sempre sembrato un po’ riduttivo etichettarla in maniera lapidaria, collocandoci nel settore degli aspiranti al Paradiso piuttosto che ai cattivi da guardare dall’alto della posizione di presunto buono. Non mi risulta che nessuna divinità si sia materializzata tra di noi, per cui ne deduco che siamo difettosi, fallibili e corruttibili. Ognuno di noi nell’interezza dell’umanità. 

Siamo quindi in grado di commettere azioni non proprio da puri di cuore se le condizioni ambientali si rivelassero particolarmente sfavorevoli. Però questa è una semplice opinione, anche se basata sulle mie personali esperienze, ma visto che sono difettosa c’è la concreta possibilità che dica una cosa non corrispondente al vero. 

Qualche giorno fa mi sono imbattuta in un articolo scritto su Le Scienze che mi ha fatto riflettere su quanto, invece, la malvagità sia una normale inclinazione dell’essere umano così come l’essere generosi, sin dalla preistoria. La storia fornisce esempi chiari di questa dualità, e se siamo giunti fino ad oggi ci spiega che la coesistenza di entrambi ci ha salvato dall’estinzione. 

In quest’articolo viene descritto un efferato massacro perpetrato su un gruppo di uomini, donne e bambini per opera di un gruppo rivale, allo scopo di appropriarsi dei loro raccolti o della loro posizione nella zona. Ci troviamo a Nataruk in Kenia, 10.000 anni or sono. Al di là delle motivazioni dietro la strage, che comunque hanno a che fare con la sopravvivenza, la modalità con cui sono state uccise queste persone, fa pensare che la malvagità è antica quanto l’uomo. 

Ogni giorno le cronache registrano atti di una ferocia tale da farci supporre che chi li compie sia in preda a chissà quale condizionamento o disturbo della personalità. Il più delle volte si sente dire “Chi l’avrebbe mai detto, sembrava una persona normale.” Difficile poter dire “la natura malvagia ha prevalso su quella buona.” 

O come spiega Robert Foley, il coautore dello studio sui resti del massacro: ciò che accadde a Nataruk è l'eco di una violenza forse altrettanto antica di quell'altruismo che ci ha portato a essere una delle specie più cooperative del pianeta. 

"Non ho dubbi che essere aggressivi e letali sia inscritto nella nostra biologia, così come lo è saper essere profondamente premurosi e amorevoli. 
Molto di ciò che abbiamo capito sulla biologia evolutiva umana suggerisce si tratti di due facce di una stessa medaglia".



domenica 21 febbraio 2016

A proposito del pacchetto


Una persona che ha letto il mio penultimo post del giorno di San Valentino con annesso racconto, mi ha rivolto un’osservazione. “Hai parlato dell’amore come l’insieme di sesso e sentimento, ma quando una persona per qualche motivo, magari di salute, il sesso non lo può fare, allora vuol dire che non ama?” 

Io ho risposto che la mia considerazione non voleva essere assolutamente discriminatoria nei confronti di chi non può accedere ai piaceri carnali. Ponevo solo l’accento sulla non autenticità del sentimento, quando invece viene fatto passare come veritiero per pura comodità. Riferendomi alle unioni standard, in assenza di problemi o gravi impedimenti. 

Appena possibile mi precipito a verificare sul dizionario altre definizioni del sentimento che fa girare il mondo, in antitesi con quello che lo fa rivoltare: l’odio. E annoto quanto ho tralasciato l’ultima volta. 
L’amore è un sentimento di vivo affetto per una persona e, aggiungo io, qualsiasi essere vivente destinatario delle nostre dolci attenzioni. L’amore per le cose, gli oggetti anche cari, quello lo ritengo di un’altra categoria e non mi dite che “beh ma io la mia macchina la adoro”. 

Questa volta non scriverò un altro post per l’amore verso le cose; posso però dire che lo considero un forte attaccamento che magari riporta la memoria a ricordi piacevoli, vissuti con altri esseri, di qualsiasi specie. A questo punto non tralascio proprio nessuno. Nessuno si deve sentire diverso, anche se nella realtà dei fatti, non può fare determinate cose. 

Ciò vale assolutamente se parliamo di amore, sentimento universale, non esclusivo, esprimibile nelle forme più incredibilmente varie. In presenza di un problema che impedisce di esprimerlo completamente, l’affetto se vivo troverà di certo più di un modo per arrivare all’altro.

L’amore, l’importante è che ci sia, anche in sottofondo, in quanto rappresenta la spinta verso l’evoluzione. Ed è a questo che l’umanità intera deve tendere. 

Il sesso, a questo punto non vorrei commettere altre gaffes, per cui mi affido a qualche riga rubata allo scrittore Cesare Pavese ne “Il mestiere di vivere” per definirlo con un sorriso:

“Il sesso è un incidente: ciò che ne riceviamo è momentaneo e casuale; noi miriamo a qualcosa di più riposto e misterioso di cui il sesso è solo un segno, un simbolo.”


lunedì 15 febbraio 2016

Potrò ora riposare in pace?

Nella tristissima giornata in cui un ospedale di Medici Senza Frontiere è stato distrutto da un raid aereo, raccolgo i pensieri di una giovane vittima.

Sentivo un rumore lontano,
 un rombo di motore avvicinarsi  a grandi passi,
ma no, non potevo pensare che era di nuovo per me.
Ero lì per curare le mie ferite,
 quelle che sempre voi mi avete inferto
ed ora di nuovo qui che mi sorprendete dai cieli.

Questa volta non sono scampato,
non ce l’ho fatta ad evitare il vostro odio.
I colpi ravvicinati sono andati a buon fine,
finalmente avete avuto la meglio sulle mie deboli membra.
Tornerete di nuovo per banchettare con la mia carcassa?
Avete il mio permesso,
tanto ora non sento più dolore,
anzi posso osservare da lontano la mia terza uccisione.

La prima è avvenuta quando sono rimasto solo,
quando ho visto gli altri morire nella cenere,
quando il diritto di sperare è finito.
Voi non andrete all’inferno per la terza volta,
per voi non c’è posto lì,
non brucia la carne gelida, 
neanche la prima volta,
neanche se non sei ancora un massacratore seriale.

Ero l’ultimo della famiglia,
uno che poteva cambiare le cose,
ho fatto poca strada,
ma quello che ho visto mi basta.
Almeno che il libro sul comodino sia salvo,
se ne sarebbero aggiunti altri,
così pensavo di fare giustizia,
a colpi di pensieri  e grandi azioni.

Non vi avrei preso alle spalle
nel vostro momento peggiore.
Io avrei solo demolito i vostri scellerati piani,
a colpi di grandiosi propositi.

Ora posso solo sperare 
che qualcuno raccolga quel libro,
di unirmi alla mia famiglia,
di non incontrare i miei compagni di gioco.


domenica 14 febbraio 2016

Il pacchetto completo


Giorno dedicato all’amore e a tutto ciò che ne consegue. Già…l’amore, termine usato per indicare un sentimento di affetto intenso basato sull'attrazione sessuale e sul desiderio di unione affettiva verso una persona, così come lo descrive il dizionario. Foriero di grandi propositi, quindi. Ma soprattuto abusato, quando i presunti innamorati non pronunciano una frase senza mettercelo in mezzo, non si cercano senza nominarlo, alludono ad esso per riferirsi al sesso fine a sé stesso o ad un puro sentimento senza carnalità.

Non dovrebbero stare sempre a braccetto? Uno non dovrebbe escludere l’altro, ma quest’evenienza si verifica. Molto più spesso di quanto possiamo immaginare. Ma se l’amore non è al centro di un’unione, come dovrebbe, allora di cosa parliamo? Di convenienza per interesse reciproco, sia esso economico che di prestigio sociale, di apparenze da salvaguardare, di figli da salvare, di solitudini da tenere lontano, il più lontano possibile. 

Eh sì rimanere da soli fa paura, e l’essere umano in fin dei conti è un animale sociale. Per queste ed altre ragioni può accadere che ci si ritrovi un giorno a fare i conti con la persona amata o presunta tale e questi conti proprio non tornano.

“Buon San Valentino amore!” esclamò Lei porgendogli una piccola scatola impacchettata. “Ti amo tanto!”
“Anche a te!” rispose Lui dandole a sua volta un mazzo di rose rosse.
“”Non mi dici anche tu che mi ami?” gli chiese Lei contrariata.
“C’è bisogno di dirlo? Sai bene che ti amo…”
“Fa piacere sentirselo dire però.”
“Ti amo!” replicò Lui avvicinandosi per darle un bacio.
“Ami tutto, ma proprio tutto di me?” gli disse ritraendosi poco prima di riceverlo.
“Vuoi che ti dimostri quanto ti amo tesoro?” replicò Lui facendole cenno di seguirlo in camera.
“Dico sul serio. Ami tutto di me?”
A questo punto Lui avrebbe dovuto rispondere “Sì, amo tutto di te!” ed i due si sarebbero diretti verso la camera da letto. La storia sarebbe finita qui. 
Ed invece Lui, in uno slancio di incredibile sincerità, le risponde ciò che pensa veramente e la storia continua.
“”Amore, non si può mai amare il pacchetto completo, questo vale per tutti!”
“Aspetta un attimo, cosa intendi per pacchetto completo?”
“Amo degli aspetti di te alla follia, ma ce ne sono altri che non mi piacciono o addirittura non sopporto. Diciamo che se consideriamo la persona nell’interezza, potrei dire che amo i 6/9 di te.”
“Adesso ci metti in mezzo la matematica perché sai che non ci capisco molto eh?”
“Le frazioni le capisce pure un bambino, non è difficile.”
“Mi stai dando della stupida forse?”
“No non sei stupida, ma fin troppo polemica e puntigliosa e siamo a 2/9 che non amo di te. L’altro nono è il tuo essere del tutto insensibile di fronte alle cose veramente importanti. Perché non mi hai seguito in camera?”
“Ahhh quindi in camera avresti preso il pacchetto completo?”
“Su quello non si discute, il corpo è sempre pacchetto completo. Quello lo adoro nella sua interezza!”
“Lo sai che ti dico, che invece io il tuo pacchetto corpo non lo amo completamente. Per esempio quella fossetta sul mento che compare quando sorridi, come adesso!”
“Eh no però. Adesso stai andando sul personale, il fisico non si tocca, così come il sesso.”
“Tu mi dai della stupida e io, se ti tocco sull’aspetto fisico, vado sul personale?”
“Non solo, ho nominato anche il sesso. Quello pure è intoccabile, perché poi si offende la persona.”
“Lo sai che ti dico? Che invece proprio di quello non sono del tutto contenta. E posso sempre andare in giro a cercare qualcuno che mi soddisfi meglio!”
“Allora finora mi hai sempre mentito e hai anche finto più di una volta. Da qualche minuto a questa parte siamo passati da 3/9 a 5/11. Si è aggiunta la falsità e l’essere vendicativi perché ora mi stai veramente ferendo senza motivo.”
“No no il motivo me lo hai dato tu per primo. Insultandomi pesantemente.”
“Io non ti ho insultata. Ho solo detto che ci sono delle cose di te che non mi piacciono. Il fatto che te la prendi tanto, fa di te una persona estremamente permalosa. E anche se le caratteristiche che detesto sono aumentate, comunque quelle positive le superano di gran lunga per importanza. Quindi perché stiamo ancora qui a parlare?”
“Infatti hai ragione. Non rimango un minuto di più. Vado fuori a cercare… il pacchetto completo! O, per dirla alla tua maniera, i 9/9!” gli urlò Lei sbattendo la porta.
Lui che si stava preparando per andare in camera, ritornò in cucina e la seguì con lo sguardo mentre prendeva la macchina in preda ad una furia incontrollabile. 
“Beh… almeno ha capito le frazioni.” e si mise seduto a scartare la scatola che conteneva gustosi cioccolatini, mentre le rose, ancora nell’incarto rosso fuoco, illuminavano intensamente la stanza.

La conclusione, perché ogni storia ne ha una, è che l’essere sinceri, il più delle volte, non paga! 

O come recita il poeta Torquato Tasso nell’Aminta:

Perduto è tutto il tempo / che in amar non si spende: / o mia fuggita etate, / quante vedove notti, / quanti dì solitari / ho consumati indarno, / che impiegar si potevano in quest’uso, / il qual più replicato è più soave!


martedì 9 febbraio 2016

A te che non dimentichi


Per natura tendo a non ricordare quanto accaduto nel passato, mi piace pensare al futuro. Ho buona memoria sui numeri, su alcune frasi che mi hanno particolarmente colpito, su fatti per me significativi. In genere il tempo tende ad annacquare ciò che la mia mente decide di non fissare, per passare ad altre questioni. Ciò mi porta a non provare rancore verso le persone, anche quando non hanno dimostrato benevolenza nei miei confronti. 

Perdono però tendo ad imparare dalle esperienze, per cui se una persona si è dimostrata non degna di fiducia, di certo non sarà più in futuro depositario delle mie confidenze. Così come quando dimostra insincerità o peggio ipocrisia, allora il mio rapportarsi a lei/lui diventa superficiale, al limite della formalità. Odio le maschere.

Semplicemente adeguo il mio comportamento alle caratteristiche della persona, senza per questo provare un sentimento negativo nei suoi confronti. Poi però mi imbatto in conversazioni nelle quali vengono riportati in superficie fatti, frasi dette magari anni prima, presunti comportamenti sbagliati o non adeguati. 

Ed io, mentre i miei interlocutori continuano a parlare, rifletto sulla bontà di questa memoria così particolareggiata e dal momento che dimentico non posso controbattere sciorinando gli sbagli altrui. E soccombo, ogni volta. L’ultima, in ordine di tempo, si è verificata quando ho dialogato con un mio amico. Ma più che soccombere, anche perché non mi sembra di ricordare che lui si sia comportato male con me, ho provato una serie di sensazioni che vorrei esprimere in versi.

Tu che non dimentichi nulla di ciò che è stato,
che dici di avere una buona memoria,
che mi ricordi fatti ormai per me cancellati,
dagli anni e dalle lacrime,
dalle gioie e dai mutamenti,
è a te che dedico questi versi.

Te lo dico sinceramente che sono spaventata,
dalle persone che ricordano così bene,
che archiviano perfettamente ogni azione,
ogni comportamento, nel bene e nel male,
così si cela il seme della vendetta,
altrettanto un’eterna riconoscenza.

Mi descrivi dove ero seduta quel giorno,
quando ti ho incontrato ad una cena,
di fronte a te ed ad un altro,
mi hai fatto venire i brividi,
spero di essermi comportata secondo galateo,
anche perché l’altro era il capo.

Mi rammenti che con te non fui una gentildonna,
naturalmente non ricordo, ma me ne dispiaccio,
anche se la mia natura non è cattivella,
se l’ho fatto una ragione c’è, chissà quale.
Il mio tempo ha cancellato i particolari,
il tuo no e mi fai camminare su una lama tagliente.

Queste parole hanno un significato,
ma domani potrebbe essere diverso.
Ti ho lasciato senza dire una parola,
ho ferito il tuo amor proprio?
Non altro se tra di noi non vi era sentimento,
imperdonabile ma non troppo grave.

Dico ora ciò che omisi allora:
“Ciao, adesso devo andare. Spero ti ricorderai di me…”
Ovviamente lo avresti fatto.


domenica 7 febbraio 2016

I pirati dei mari d'asfalto


Migliaia di automobili sfrecciano ogni giorno sulle strade di tutto il mondo e altrettante persone le conducono in ogni dove, incrociando miliardi di vite. Tra di loro si celano insospettabili, potenziali killer che varcata la soglia della portiera, obbediscono solo alle loro regole. Come i pirati degli sconfinati mari, noncuranti della vita e senza rimorso, percorrono chilometri di asfalto, macinando distanze e speranze. Quelle delle eventuali vittime che pregano di non imbattersi mai in questi senza cuore, travestiti da onesti guidatori. Una di loro, travolta dal crudele destino, gli rivolge questi ultimi versi:

Tu che sfrecci sprezzante e senza limiti,
mi volto e non ci sei più,
tu che sfidi la morte,
gareggi con la mia vita,
tu che prendi accordi con il mio Dio,
il mio battito per più giovani respiri,
neanche Lui ti può fermare.

Non sei tanto diverso da uno spietato mercenario,
entrambi cercate le vittime come segugi,
lui però è a volto scoperto
tu armeggi dall’oscurità del tuo fortino, 
lui indossa la sua arma con chiare intenzioni,
la tua si nasconde dietro le bonarie vesti di una fiammante utilitaria.

Scendi sempre più giù su quel pedale,
spingendo noncurante sull’acceleratore della mia vita,
l’abitacolo è il tuo regno e tu fai le leggi, 
non esiste nulla al di fuori di lì,
tra fumi d’alcool e polvere d’asfalto,
non un pianto disperato,
non le lacrime del cielo
potranno fermare la tua corsa.

La mia vita ha incrociato il tuo destino,
sporcando la tua coscienza con il mio sangue,
ma tu, perfetto sconosciuto 
puoi ancora decidere sulla mia esistenza,
mi guardi negli occhi o fuggi via?
A te la scelta, sappi però che ora tu sei uguale a me
siamo, tutti e due, più vicini all’oscurità.