domenica 18 marzo 2018

Quelli che... non muoiono mai



Ci sono delle persone, il cui nome riesce a sfidare le leggi del tempo riuscendo a rimanere scolpito attraverso i secoli. Nobili rappresentanti di una disciplina, autori di un’ardua impresa, ma ancor di più esseri umani con qualità al di fuori del comune. 

Alcuni di questi talmente al di là di ogni possibile statistica sulle caratteristiche della nostra razza, che non è ben chiaro se per loro il termine morte terrena abbia realmente il senso che ha per tutti noi. Probabilmente no visto che continuano ad esistere, influenzare, incidere, nonostante i secoli, i tanti differenti contesti storici, nonostante il loro fisico sia estinto da lungo tempo. 

Nel suo caso potrebbe essere ancora diverso, visto che lui è realmente anche un fisico, una condizione che non si può estinguere. Lui questa battuta di spirito sulla sua dipartita l’avrebbe fatta, perché oltre ad essere grande scienziato era anche un uomo di spirito e osservazioni acute. L’essere in questione porta il nome di Stephen Hawking, il fisico il cui fisico ci ha lasciato qualche giorno fa, ma questa è una questione di secondaria importanza. 

Anche se potremmo considerarla una perdita enorme per la comunità intera pensando al contributo che avrebbe continuato a dare in ambito scientifico, in realtà dobbiamo riflettere su quanto la sua forza di vivere l’abbia portato ad un età impensabile per la degenerazione neuronale che lo costringeva all’immobilità fin dalla giovane età. Solo corporea perché ha girato il mondo su una carrozzina ultra tecnologica che gli consentiva di parlare attraverso un computer e poter diffondere le sue teorie, dando un esempio di quanto le barriere siano spesso solo nella nostra mente. 

Nel suo caso nessuno avrebbe avuto da ridire se nelle sue condizioni avesse deciso di ricorrere al suicidio assistito, mettendo fine ad un’esistenza di sofferenza. Invece, oltre ad enunciare modelli e teorie in grado di rivoluzionare l’astrofisica, con la sua caparbietà ci sbatte davanti agli occhi la verità. Quella secondo cui solo il cervello può fare la differenza, se vuoi cambiare le cose, puoi, anche costretto su una sedia. 

La quale diventa un palco dal quale puoi annunciare al mondo tante scoperte, ricordando quanto la mente umana sia potente, in grado di superare ostacoli invalicabili sulla carta, rendendo ingiustificabile tanto, diffuso immobilismo da parte di chi si reputa “normale”. Molti di noi potrebbero fare moltissimo per la società, contribuire ad un miglioramento globale, invece di rimanere circoscritto alla sola considerazione di sé e del proprio ambito familiare. 

Hawking ci ricorda quanto sia importante guardare le stelle e qui dovrebbe essere racchiuso il senso di una vita improntata al futuro, di tutti e per tutti.
“ Anche se non posso muovermi e devo parlare attraverso un computer, nella mia mente sono libero.”

La sua concezione del cosmo poteva prescindere dall’esistenza di un’entità divina. Sarebbe quindi possibile spiegare la nascita dell’Universo senza un Dio e non è un concetto di serena accettazione per tutti. In realtà dovremmo considerare che un mondo abitato da cervelli di un tale calibro sarebbe un luogo che ogni Dio desidererebbe per i suoi devoti. 

Pacifico, equilibrato, desideroso di conoscenza, con un occhio sempre puntato al futuro, mosso da una spinta evolutiva rispettosa della natura e di ogni rappresentante del genere umano. 

Lui stesso afferma che nell’Universo nulla è perfetto e nel nostro caso non ci potrebbe essere nulla di più imperfetto, con la prevalenza di sentimenti di prevaricazione, competizione come espressione di uno sfrenato individualismo, perseverante distruzione dell’ecosistema nel quale siamo immersi. 

E questo accade perché i cervelli che possono fare la differenza in senso positivo per il genere umano sono troppo pochi, quelli che ne guidano le sorti ancor meno. Perché coloro che non muoiono mai sono delle preziosissime rarità. Purtroppo.

Per i miei colleghi sono semplicemente un fisico come un altro, ma per il pubblico più vasto sono forse diventato lo scienziato più famoso del mondo. Ciò è dovuto in parte al fatto che io corrispondo allo stereotipo del genio disabile. Non posso camuffarmi con una parrucca e degli occhiali scuri: la sedia a rotelle mi tradisce”. (da Breve storia della mia vita, Autobiografia di Stephen Hawking.)



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