domenica 4 febbraio 2018

Un uomo meno uguale degli altri


Quando ho terminato la visione di questo film, mi sono resa conto che se non l’avessi visto non avrei conosciuto la storia di un uomo che ha fatto la differenza, enormemente. Il film è The Imitation Game e prende corpo dalla biografia di Alan Turing, un geniale matematico che mette le proprie conoscenze a disposizione del governo britannico durante il secondo conflitto mondiale. 

E non solo il suo sapere, in questo caso infatti possiamo parlare di un vero e proprio genio creativo che sviluppa idee così nuove da precorrere i tempi e per questo piuttosto difficili da concretizzare. Ma la situazione durante quegli anni è talmente drammatica da riuscire a scalfire anche i dubbi dei più scettici. Fu così che nacque una macchina in grado di decriptare i codici utilizzati dalle forze armate tedesche, creati da un marchingegno in loro dotazione denominato Enigma. 

Non era un’operazione di poco conto rendere comprensibili quei codici, ma Alan Turing ci riuscì grazie all’uso dell’algoritmo e quindi del calcolo che preannunciava di parecchi anni quello del processore di un moderno pc. Ed è per questo che è considerato, senza il minimo dubbio, il padre della moderna informatica, l’antesignano dello sviluppo dell’intelligenza artificiale che ha permesso agli alleati di superare quella umana. La quale seppure per scopi di distruzione della stessa specie aveva utilizzato una macchina complessa e innovativa, ma fortunatamente non infallibile. 

Turing aveva capito l’importanza dell’uso del calcolo non solo in questioni vitali come può essere l’evitare la devastazione di un conflitto mondiale, ma nella pratica quotidiana. Non era difficile per lui credere che in futuro sarebbe stato possibile replicare la mente umana e proprio seguendo gli schemi del cervello fu possibile creare l’intelligenza artificiale. 

Erano però concetti fin troppo lungimiranti per l’epoca e anche se decifrare i messaggi dei nemici aveva salvato milioni di vite e contribuito all’esito finale, costruire la macchina che lo aveva permesso era stato tutt’altro che facile. Come non lo era mai stato nulla nella sua breve vita. Incompreso sin dai tempi del liceo, in cui pur brillando negli studi matematici era mal visto dai professori che prediligevano le materie classiche. 

Si laureò comunque con il massimo dei voti, dando inizio ad un percorso di studi e sperimentazione in diversi campi, arrivando ad analizzare il rapporto tra computer e natura, fino ad approcciarsi alla cibernetica e all’embriologia.

A quali traguardi sarebbe potuto giungere uno studioso con tali capacità e lungimiranza? Cose inimmaginabili. Grazie all’applicazione della scienza o della cibernetica in medicina e in fase embrionale, si sarebbe potuti arrivare a risolvere situazione di grave incapacità o addirittura curare malattie diagnosticate ancor prima di venire alla luce.

Peccato che queste incredibili chance le abbiamo sprecate perseguitando l’uomo che era in grado di offrircele, così come aveva già fatto con la decifrazione dei codici tedeschi cambiando le sorti della guerra. Impresa per la quale non ricevette mai un riconoscimento in quanto l’attività era segretissima, sia lui che i suoi collaboratori hanno dovuto tacere fino alla morte. 

In riconoscenza a quanto compiuto il governo britannico ha pensato bene di perseguitarlo per la sua omosessualità che era un reato negli anni ’50 persino nella civile Inghilterra e non stiamo parlando di secoli fa. Arrestato, barattò la sua condanna alla detenzione con quella a morte della castrazione chimica ossia l’assunzione forzata di estrogeni che oltre a diversi effetti sul fisico lo portarono lentamente in un baratro di depressione senza via di uscita. Si uccise assumendo del cianuro molto probabilmente messo all’interno di una mela, frutto che era solito consumare. 

Si è dovuto attendere fino al 2013 affinché il valoroso scienziato ricevesse la grazia postuma con tanto di scuse da parte del governo, il quale nella persona del Primo Ministro riconosce che Alan Turing avrebbe meritato di meglio.

Dal momento che non si può porre rimedio ad una tale perdita, si può solo riflettere sulla nostra incapacità di ragionare su larga scala, prendendo come riferimento la società umana nella sua interezza e non il nostro piccolo mondo costruito spesso su giudizi insensati e intolleranza rispetto a ciò che è diverso. Perché il prezzo da pagare per il pregiudizio e la meschinità è alto ed è a carico di tutti indistintamente.

La triste verità è che un uomo non ha lo stesso valore di un altro e uno come Alan Turing vale un salto evolutivo di parecchi anni e la possibilità di arrivare a scoperte eccezionali che in sua assenza potrebbero giungere troppo tardi o non realizzarsi affatto. Quando un genio della sua portata arriva a togliersi la vita, vuol dire che la società umana ha fallito gravemente e deve riconsiderare il modo di porsi nei confronti dei suoi simili.

Più di quanto io abbia tentato di fare attraverso questo post, riporto una frase ripetuta più volte nel film, che ci spiega questi concetti in poche parole:

“Penso che a volte le persone che nessuno immagina che possano fare certe cose, sono quelle che fanno cose che nessuno può immaginare.”


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