domenica 25 febbraio 2018

Vi prometto aria pulita e verde ovunque



Pare che dalle nostre parti parlare di ambiente non rappresenti uno slogan in grado di attirare elettori, i quali forse non sentono la mancanza di politici che dimostrano interesse alla questione. 

In netta contrapposizione rispetto ad altri paesi dove persino i leader di partiti storici, abituati ad essere focalizzati sulla propria realtà e piuttosto chiusi alle influenze esterne, comprendono che si rende necessario salvaguardare la salute di chi vorrebbero continuare a governare. 

Che si tratti di reale intenzione o mossa strategica necessaria, la realtà è che il leader comunista cinese al congresso del partito ha parlato di ambiente più che di economia, dando luogo ad una svolta senza precedenti che si è resa anche doverosa per le condizioni in cui versa il paese, stremato da anni di politica disinteressata a salvaguardare l’ecosistema. 

Città inquinate al punto da non riuscire a vedere l’orizzonte, fiumi intossicati dai veleni e una delle più potenti realtà economiche al mondo che necessariamente deve fare i conti con una crescita economica evidentemente poco attenta a non attentare alla salute dei cittadini. 

In verità anche altri leader politici mondiali dovrebbero preoccuparsi di quanto lo sviluppo del loro paese incida sulle possibilità di sopravvivenza del pianeta negli anni, soprattutto se questo paese, come potrebbe essere gli Stati Uniti, rappresenta uno dei maggior divora risorse. Se comincia a preoccuparsene la Cina, seppur costretta dagli eventi, forse dovremmo cominciare a pensare che la questione è davvero urgente.

E l’Italia, in piena campagna elettorale, come si pone di fronte a questo grave problema?

Il punto è che non se ne preoccupa, tanto che gli slogan parlano di ben altro, intrisi di promesse e propositi che più che l’armonia con il mondo circostante inneggiano a sentimenti di contrapposizione, rivalità, esaltazione personale degli stessi leader che li promuovono.

Tanto egocentrismo deconcentra da quanto realmente rappresenta un problema nella realtà e lo smog che uccide ogni giorno o il cemento che annichilisce le bellezze naturalistiche, sono declassati a questioni minori, pronti ad essere condonati per somma gioia degli stessi cittadini che non vedranno modificate le loro abitudini. 

Eppure pare che gli italiani si dicano preoccupati dell’inquinamento da plastica in particolare, non è chiaro se ci sia consapevolezza delle conseguenze dello smog sulla salute, e di quanto sia importante ampliare le zone di verde nelle città al fine di salvaguardare la salute psicofisica dei suoi abitanti. 

Se i leader non ne hanno fatto cenno nei loro slogan, evidentemente i temi non sono poi così sentiti, o comunque nessuno è disposto a sacrificare nulla della sua sfera privata pur di far affluire ai polmoni e al cuore aria più pura, abbassando di parecchio il rischio di ictus o infarto.

In realtà il nostro è un paese che dovrebbe avere molto a cuore il tema della salvaguardia ambientale, sia per il patrimonio naturalistico che ospitiamo, sia per la fragilità di grandi parti del territorio, interessate da rischio idrogeologico e sismico. 

Dovremmo fare molto per proteggere il verde che ci salva dall’acqua e batterci contro il cemento che deturpa quanto di bello rimane, ma siamo disposti a privarci di qualche comodità o opportunità per garantire a noi e alle generazioni future una ben più elevata qualità di vita?

Se nessun politico ha messo in mezzo l’ambiente nei suoi slogan pieni di speranza e ostentato ottimismo, allora la risposta è no. Il tema ambientale era e rimane una questione minoritaria, da trattare nelle ultime pagine del programma di un movimento o da non trattare affatto per tutti gli altri. 

Anche se in realtà investire nell’ambiente ha ricadute economiche e occupazionali non di poco conto, quindi non rappresenta solo una questione di salute o di principio per amanti del verde.

Ammetto che mi sarei fatta influenzare da un leader che avesse fatto proprio lo slogan “Vi prometto aria pulita e verde ovunque”, e non sarebbe stata ingenuità o banale credulità. 

So bene che sarebbe stato difficile assolvere un tale compito il tempo di un mandato elettorale, considerato l’innato ostruzionismo di chi in questo paese deve essere contro sempre e comunque. Lo avrei votato perché anche il solo parlare di ambiente, sollevare il problema con toni così solenni, sarebbe stata una svolta epocale. 

Pulizia dell’aria piuttosto che etnica, verde in ogni luogo invece che ennesimo condono; forse alla fine non se ne sarebbe fatto nulla o quasi, ma le parole hanno il loro valore e sono pur sempre testimonianza di cambiamento anche solo culturale. 
Ed è quello di cui abbiamo davvero bisogno.


domenica 11 febbraio 2018

Da Netflix a Landflix, lo spettatore che diventa protagonista

Quante volte guardando una serie televisiva non abbiamo desiderato essere dentro al contenitore insieme ai protagonisti, vivere con loro quella realtà. Estraniarci dalla quotidianità per essere catapultati in un mondo divertente, poliziesco, thriller, fantascientifico, o bizzarro, a seconda dei gusti e delle inclinazioni di ognuno di noi. 

Per quanto mi riguarda i mondi dei quali avrei voluto far parte, li devo selezionare tra le tante serie che hanno accompagnato la mia infanzia e adolescenza. Tutte amate, ma alcune mi sono rimaste nel cuore. 

Sarebbe stato a dir poco emozionante incontrare l’extraterrestre più simpatico di tutti i tempi televisivi, un giovanissimo Robin Williams proveniente dal lontano pianeta Ork. Mork e Mindy mi ha fatto considerare la possibilità che non fossimo unici in questo Universo.

Quanto avrei voluto per una volta viaggiare attraverso i secoli in compagnia del fascinoso scienziato e del suo strampalato amico Al? Un viaggio nel tempo è riuscito a rafforzare il mio amore per la fantascienza. 

Fame o meglio conosciuto in Italia come Saranno famosi ha abilmente raccontato le vicende di alcuni giovani che cercano conferma del loro talento in una famosa accademia newyorchese. Chi non avrebbe voluto tentare un passo di danza con il talentuoso Leroy?

E quanto avrei desiderato voltarmi verso il piccolo Arnold, durante una spassosa partita a Monopoli e con espressione un po’ minacciosa rivolgergli la famosa frase “Cosa stai dicendo Willis?” che sarebbe diventata: “Cosa stai dicendo Arnold?” riuscendo forse ad accattivarmi la sua contagiosa simpatia. 

La serie è Different Strokes, qui l’umorismo riusciva sapientemente a legarsi alla riflessione su temi importanti quali il razzismo o l’abuso di droghe. Per quanto alcuni attori della serie hanno avuto gravi problemi in questo senso qualche tempo dopo.

Passano gli anni, la tecnologia avanza e può accadere che i sogni di una bambina possano magicamente realizzarsi. La serie cambia il suo contenitore che non è solo più il televisore, ma ad un costo molto basso può essere visualizzata su qualsiasi dispositivo, un computer, un tablet e persino un cellulare.

La rete televisiva americana Netflix lo rende possibile. Una rivoluzione nel mondo cine-tv, ma il mio sogno di tanti anni fa rimane tale e senza possibilità di realizzarsi. 

Fino ad oggi, al momento in cui entra in scena Landflix. Il computer che Netflix ha reso possibile come contenitore delle serie preferite diventa anche il luogo in cui Landflix mi concede il privilegio di accedere a quel mondo proibito per i non addetti. Un gioco che diventa il lasciapassare dello spettatore verso la realtà delle serie tv, e non solo. 

È lui, a questo punto, il protagonista in un nuovo universo che è un connubio, testimone dei tempi che evolvono. Il mondo dei giochi entra magicamente in quello della televisione, stravolgendone i ruoli, mantenendone però l’originalità dei contesti e l’intenzione di chi li ha ideati. Anche i protagonisti conservano i loro connotati, va solo registrata una nuova entrata, una scrittura imprevista, la nostra.

Se vogliamo che questo sogno possa realizzarsi questo è il momento giusto per esprimere la nostra volontà. Siamo nel momento clou della campagna Kickstarter che deciderà le sorti di questo progetto tutto italiano. Fantastico Studio è la società che lo ha creato. 

Il Kickstarter ci dice quanti soldi sono necessari affinché un prodotto si possa realizzare, ed ognuno di noi può partecipare alla sua realizzazione attraverso un contributo, piccolo o grande, che viene addebitato solo se il tutto va a buon fine. Si può decidere di dare anche solo un euro o di offrire la quota necessaria per una copia del gioco più una maglietta o un poster. Più è alto il numero dei sostenitori, più ci sono possibilità che l’idea si concretizzi. 

Sostengo con molto piacere questo progetto, conosco bene le persone che lo hanno creato e quanto duro, durissimo lavoro ci sia dietro. Anni di preparazione, di studio, di ore sottratte al divertimento, nella speranza di emergere nel difficile e competitivo mondo dei videogiochi. 

L’Italia poi non è certo il paese delle opportunità, e se non si hanno le giuste conoscenze che indirizzano verso i grandi finanziamenti si rischia di restare sempre al punto di partenza. Fantastico Studio è nato grazie ad un piccolo contributo da parte di una società già affermata che ha creduto in loro, ora tocca a noi confermare quella fiducia. 

Sarebbe bello creare un precedente nel nostro paese, nel quale i giovani devono crearsi le loro opportunità e dove spesso anche il migliore entusiasmo non è garanzia di successo e la delusione allontana le persone verso altri luoghi. 

Potremmo invertire la tendenza e magari grazie ad un esito positivo avvicinare la gente a questa nuova possibilità, il Kickstarter, ancora poco conosciuto da noi, così che possa essere utilizzato anche per altre idee originali da giovani desiderosi di concretizzarle. Una raccolta fondi basata sull’entusiasmo e sulla fiducia delle persone. Per una volta senza altre condizioni esterne ad inquinare l’onestà delle intenzioni.

In questo caso, c’è anche uno scopo egoistico per me. Un sogno dell’infanzia che si realizza è quanto di più incredibile possa accadere. Se poi i sogni che diventano realtà sono due, il tutto assume l’aspetto di un miracolo. Non accade tutti i giorni che dei ragazzi vengano premiati per il loro merito. Non in Italia.

Andate a questo collegamento per offrire il vostro contributo al progetto Landflix: http://kck.st/2E68a2w





domenica 4 febbraio 2018

Un uomo meno uguale degli altri


Quando ho terminato la visione di questo film, mi sono resa conto che se non l’avessi visto non avrei conosciuto la storia di un uomo che ha fatto la differenza, enormemente. Il film è The Imitation Game e prende corpo dalla biografia di Alan Turing, un geniale matematico che mette le proprie conoscenze a disposizione del governo britannico durante il secondo conflitto mondiale. 

E non solo il suo sapere, in questo caso infatti possiamo parlare di un vero e proprio genio creativo che sviluppa idee così nuove da precorrere i tempi e per questo piuttosto difficili da concretizzare. Ma la situazione durante quegli anni è talmente drammatica da riuscire a scalfire anche i dubbi dei più scettici. Fu così che nacque una macchina in grado di decriptare i codici utilizzati dalle forze armate tedesche, creati da un marchingegno in loro dotazione denominato Enigma. 

Non era un’operazione di poco conto rendere comprensibili quei codici, ma Alan Turing ci riuscì grazie all’uso dell’algoritmo e quindi del calcolo che preannunciava di parecchi anni quello del processore di un moderno pc. Ed è per questo che è considerato, senza il minimo dubbio, il padre della moderna informatica, l’antesignano dello sviluppo dell’intelligenza artificiale che ha permesso agli alleati di superare quella umana. La quale seppure per scopi di distruzione della stessa specie aveva utilizzato una macchina complessa e innovativa, ma fortunatamente non infallibile. 

Turing aveva capito l’importanza dell’uso del calcolo non solo in questioni vitali come può essere l’evitare la devastazione di un conflitto mondiale, ma nella pratica quotidiana. Non era difficile per lui credere che in futuro sarebbe stato possibile replicare la mente umana e proprio seguendo gli schemi del cervello fu possibile creare l’intelligenza artificiale. 

Erano però concetti fin troppo lungimiranti per l’epoca e anche se decifrare i messaggi dei nemici aveva salvato milioni di vite e contribuito all’esito finale, costruire la macchina che lo aveva permesso era stato tutt’altro che facile. Come non lo era mai stato nulla nella sua breve vita. Incompreso sin dai tempi del liceo, in cui pur brillando negli studi matematici era mal visto dai professori che prediligevano le materie classiche. 

Si laureò comunque con il massimo dei voti, dando inizio ad un percorso di studi e sperimentazione in diversi campi, arrivando ad analizzare il rapporto tra computer e natura, fino ad approcciarsi alla cibernetica e all’embriologia.

A quali traguardi sarebbe potuto giungere uno studioso con tali capacità e lungimiranza? Cose inimmaginabili. Grazie all’applicazione della scienza o della cibernetica in medicina e in fase embrionale, si sarebbe potuti arrivare a risolvere situazione di grave incapacità o addirittura curare malattie diagnosticate ancor prima di venire alla luce.

Peccato che queste incredibili chance le abbiamo sprecate perseguitando l’uomo che era in grado di offrircele, così come aveva già fatto con la decifrazione dei codici tedeschi cambiando le sorti della guerra. Impresa per la quale non ricevette mai un riconoscimento in quanto l’attività era segretissima, sia lui che i suoi collaboratori hanno dovuto tacere fino alla morte. 

In riconoscenza a quanto compiuto il governo britannico ha pensato bene di perseguitarlo per la sua omosessualità che era un reato negli anni ’50 persino nella civile Inghilterra e non stiamo parlando di secoli fa. Arrestato, barattò la sua condanna alla detenzione con quella a morte della castrazione chimica ossia l’assunzione forzata di estrogeni che oltre a diversi effetti sul fisico lo portarono lentamente in un baratro di depressione senza via di uscita. Si uccise assumendo del cianuro molto probabilmente messo all’interno di una mela, frutto che era solito consumare. 

Si è dovuto attendere fino al 2013 affinché il valoroso scienziato ricevesse la grazia postuma con tanto di scuse da parte del governo, il quale nella persona del Primo Ministro riconosce che Alan Turing avrebbe meritato di meglio.

Dal momento che non si può porre rimedio ad una tale perdita, si può solo riflettere sulla nostra incapacità di ragionare su larga scala, prendendo come riferimento la società umana nella sua interezza e non il nostro piccolo mondo costruito spesso su giudizi insensati e intolleranza rispetto a ciò che è diverso. Perché il prezzo da pagare per il pregiudizio e la meschinità è alto ed è a carico di tutti indistintamente.

La triste verità è che un uomo non ha lo stesso valore di un altro e uno come Alan Turing vale un salto evolutivo di parecchi anni e la possibilità di arrivare a scoperte eccezionali che in sua assenza potrebbero giungere troppo tardi o non realizzarsi affatto. Quando un genio della sua portata arriva a togliersi la vita, vuol dire che la società umana ha fallito gravemente e deve riconsiderare il modo di porsi nei confronti dei suoi simili.

Più di quanto io abbia tentato di fare attraverso questo post, riporto una frase ripetuta più volte nel film, che ci spiega questi concetti in poche parole:

“Penso che a volte le persone che nessuno immagina che possano fare certe cose, sono quelle che fanno cose che nessuno può immaginare.”