La notizia dalla quale vorrei partire è quella del finto sequestro ideato da Lapo Elkann, più noto come giovane rampollo della famiglia Agnelli. Dopo un festino a base di droga che si sarebbe tenuto nella casa di una prostituta transessuale, finisce tutti i soldi a disposizione e decide di inscenare un finto sequestro per ottenere denaro dalla famiglia.
Già la notizia in sé potrebbe far venir voglia di scrivere qualche riga a proposito degli eccessi di una vita denarocentrica e tutti i beni e i piaceri che ci si possono comprare e l’assoluta mancanza di valori e bla bla bla. Ne potrebbe uscire fuori un articolo del quale non sarei orgogliosa, perché frutto di una retorica fin troppo a buon mercato, ottenuta sfruttando un fatto che rimane comunque privato, anche se coinvolge un personaggio pubblico. Allora vi chiederete perché ne sto parlando, smentendo la premessa e i suoi buoni propositi.
Ho pensato di dedicare queste righe alle reazioni che sui social network, la stampa e l’opinione pubblica in generale un fatto del genere può generare. Come al solito la realtà supera la fantasia e quello che esce dalla bocca delle persone, fa concorrenza agli acidi più corrosivi di cui la chimica è capace. E alla fine si perde di vista il vero paziente, colui che ha bisogno di una cura di valori forti, quelli che non li compri neanche barattando il bene più costoso. Le parole più gentili che si possono leggere in giro sono “drogato” o “viziato”, per non parlare dei commenti che un simile scenario erotico può scatenare.
Una mia amica scrive su Facebook la sua amarezza per aver letto tante parole ironiche, vignette che sbeffeggiano e battute quasi scontate e nessuno che sa leggere tra le righe, e neanche troppo, di un estrema fragilità dell’essere umano. Ed è lei che ha suscitato in me il desiderio di mettere nero su bianco queste riflessioni.
Una persona che si spinge ad un abuso di droghe fino a toccare l’eccesso di un’autodistruzione mi fa solo venire voglia di aiutarla a non sprofondare ancora più giù, fino al punto in cui capisci che la felicità che puoi comprare non è di lunga durata, il prezzo da pagare è troppo alto e non si misura in dollari.
Arrivati a questo punto dovrebbe scattare un dignitoso silenzio ad alleggerire, se possibile, una situazione adeguatamente degenerata ed invece, dal momento che non stiamo parlando di una persona comune ma di un ricco imprenditore allora è giusto affondare la lama fin dove l’osso lo permette.
Ed è qui che per me scatta un’associazione quasi automatica con un altro articolo in cui lessi di aspre critiche mosse alla figlia di una famosa cantante o di una top model. Offese duramente, va sottolineato che gli insulti provenivano quasi esclusivamente da donne, senza troppa riverenza per la giovane età. La loro sfortuna non era tanto quella di essere nate non proprio bellissime, ma piuttosto quella di vantare un conto corrente a sei zeri mentre ancora dormivano sonni beati nell’utero.
Siccome loro come Lapo incarnano il sogno infranto di tutti coloro che vorrebbero vivere in tanto agio, allora se capita qualche fatto che li riporta ad un piano più terreno come può essere la capacità di creare bruttezza o quella di annientarsi definitivamente, tutti si sentono più tranquilli ed anche in vena di scherzarci pesantemente su.
Giustizia è fatta, tanto loro, in caso, i soldi per farsi aggiustare da un esoso psichiatra ce l’hanno e aver infierito non fa sentire colpevoli. Per buona pace di tutti. Tranne di quelli che hanno capito che ognuno di noi, con o senza soldi, è vittima di una società malata, tristemente incentrata sull’apparenza e la ricerca di affermazione personale. E la persona non è al centro.
Altro che sonni tranquilli.
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