domenica 10 aprile 2016

XX SMALL


Chissà quali canoni ci saranno dietro le scelte della case di moda che impongono taglie impossibili alle modelle, bellissime vittime di un crudele ingranaggio. Forse i vestiti vengono pensati, disegnati e poi creati su determinate misure che finiscono per far dimenticare la donna che c’è sotto e la fanno assomigliare ad una stampella con le gambe e mi chiedo se lo scopo finale non fosse proprio questo. 

Quando poi, qualche anno fa, il mondo si è accorto che si stavano tollerando canoni al limite della compatibilità con la vita, allora sono iniziate campagne di sensibilizzazione che hanno portato le stesse modelle a denunciare un mondo spietato fatto di regole assurde ed invalicabili. Ed allora ecco che spuntano ragazze che con quei canoni non c’entrano nulla, ed anzi quei canoni li superano abbondantemente aggiudicandosi il titolo un po’ contraddittorio di modella “curvy”. 

Alla fine mi sembra che se non si arriva ad un eccesso non si fa notizia e di qualsiasi campo si tratti si deve tenere sempre alta l’attenzione, dei media in primo luogo. Ed una modella tutte curve che si contrappone al corpo tutto ossa imperante sulle passerelle fa decisamente notizia, anche se il buon senso avrebbe optato per un fisico con misure proporzionate, magro ma non scheletrico, in poche parole sano. 

Perché se proporre un modello di donna eccessivamente magra è un buon incentivo ad un patologico, conflittuale rapporto con il cibo, contrapporne uno in sovrappeso più o meno leggero, non è più salutare. Anche se l’anoressia può avere effetti drammatici sulla vita della persona, a differenza dei chili in più che rappresentano un fattore di rischio. E se la normalità non è sinonimo di successo, bisogna eccedere ignorando quanta influenza possa avere tutto ciò che giunge all’attenzione dell’opinione pubblica, nel bene e nel male.

Il cervello è sensibile agli stimoli esterni e anche molto influenzabile, soprattutto in particolari momenti della vita, come può essere l’adolescenza. Chiunque ha la fortuna di lavorare in un ambito che sforna prodotti che possono avere un impatto sul pubblico, dovrebbe tenere a mente le conseguenze del proprio lavoro. Perché quel pubblico è fatto di persone, prima ancora che di consumatori paganti. 

L’immagine di sé che lo specchio ci rimanda, quella reale, la dice lunga sullo stato di salute mentale. Ingrassiamo o dimagriamo non a caso, il rapporto con il cibo può deteriorarsi quando viviamo uno stato di sofferenza o insoddisfazione. E per le donne dei tempi moderni, l’eterna lotta con la bilancia determina una natura complicata, fragile e sempre in bilico tra sentimenti contrapposti. All’eterna ricerca di uno stato di felicità inarrivabile.

Dal momento che il mio scrivere è pubblico, allora devo tener fede a quanto detto sopra e propongo uno stile di vita sano che porti a mangiare in maniera equilibrata, rispettosa dell’ambiente e delle nostre aspettative. 

La dieta “ecologica” di cui parlerò in un prossimo post.


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