domenica 23 agosto 2015

Carpe diem



Era dai tempi del professor Keating, interpretato meravigliosamente dal compianto Robin Williams, che non si parlava di una scuola che insegnasse a vivere nel senso più profondo del termine, lasciando da parte regole e teoremi. Perché siamo abituati a vederla e viverla in altro modo. Come un dovere al quale non ci si può sottrarre, un rituale esercizio il cui fine è quello di colmare sterilmente vasi vuoti e inanimati, che invece sono circondati di carne ed ossa e si chiamano adolescenti, ragazzi. Sì insomma giovani umani che si avviano, euforici e timorosi, verso l’età adulta che si schiude di fronte ai loro occhi inesperti. 

La scuola, nei loro scoppiettanti pensieri, ha tutta l’aria di rappresentare un dovere noioso e senza scopo, perché non sono abbastanza maturi da essere altrettanto lungimiranti e capire quanto sia prezioso e di incommensurabile valore la cultura: apprendere per capire, imparare per padroneggiare il pensiero come l’azione. 
Ma loro no, non sono in grado di afferrarlo dal momento che sono proiettati a vivere frettolosamente il presente, maledetto e senza futuro. 

E allora sarebbe bellissimo se chi è preposto all’insegnamento di tante intriganti materie scolastiche, coinvolgesse non solo le aree cerebrali deputate all’apprendimento, ma anche quelle a stretto contatto con la parte più profonda di un animo in pieno tumulto. E chissà, magari partendo dal percorso inverso, i risultati ottenuti potrebbero essere di gran lunga superiori a quelli attesi.

In tempi nebulosi e consumistici, ed in un contesto ancor più conservatore come quello italiano, fanno notizia i compiti per le vacanze estive assegnati dal professor Cesare Catà del Liceo delle Scienze Umane "Don Bosco" di Fermo. 
Hanno destato l’interesse e la curiosità di moltissime persone perché non si tratta di verifiche dell’apprendimento di centinaia di nozioni o un aiuto per fissare meglio una regola o una teoria.

È un elenco di suggerimenti, consigli, inviti a fare o non fare qualcosa. Ed il professore, come per magia, diventa una presenza impalpabile che accompagna i suoi studenti, li supporta nella verifica più difficile ed importante: affrontare la vita, crescere per diventare esseri veramente umani.

Prossimamente dedicherò un post ad ognuno di questi suggerimenti. Mi sembra un’ottima occasione per riflettere su aspetti importanti e crescere. D’altronde non si dovrebbe far altro per tutta la vita.

giovedì 13 agosto 2015

La temuta Jolly Roger


A fianco della minacciosa Jolly Roger ogni impresa, anche la più ardua, sembra realizzabile. Sto parlando della bandiera dei pirati, il cui nome prende origine dalla ben più temuta “jolie rouge”, la bandiera con sfondo rosso che fino al 1700 veniva utilizzata come simbolo di morte. Il rosso sangue stava lì a rammentare ai viaggiatori sfortunati che l’avrebbero incontrata per mare, che era giunta l’ora della loro morte, prematura e violenta.
Quando la sola Jolly Roger non bastava a convincere un equipaggio ad arrendersi e quindi farsi abbordare, allora entrava in gioco la bandiera rossa, Di fronte alla jolie rouge non vi era cuore temerario che resistesse, immaginando il destino crudele che era lì ad attenderlo.

Ma la Jolly Roger non ha portato dietro di sé solo terrore e morte. Nel corso della storia le sono stati attribuiti significati diversi. Durante le guerre napoleoniche la jolie rouge fu esposta dai marinai che si opponevano alle pessime condizioni di vita a bordo, nonché alle paghe da fame. Negli anni a venire, la lotta alla pirateria si fece sempre più serrata e le marine nazionali riuscirono ad avere il sopravvento. Durante questi scontri, la Jolly Roger tutta nera e priva di simboli, indicava la volontà di non darsi prigionieri e combattere senza riserve contro l’ordine costituito. 

Molto è stato scritto e ancor di più romanzato sulle vicende dei pirati lungo i mari del globo e la recente cinematografia ci mostra il simpatico volto del capitan Jack Sparrow ad addolcire l’immagine spietata del pirata,  per il quale la vita umana è una merce di scambio di poco valore.
Ancora oggi, però, quando sventola imperiosa e beffarda, incute timore per la sua immutata capacità di ostentare crudelmente la mortalità dell’uomo e l’impossibilità di modificare questa condizione.

martedì 4 agosto 2015

I ribelli della Terra


Il racconto che l’impavida professoressa di italiano aveva assegnato al ragazzo per il suo esame di terza media si intitola “I ribelli della Terra” e chi lo scrive è Carlo Petrini. Mi documento e scopro che è il fondatore dell’associazione Slow Food, un movimento culturale internazionale che pone al centro il cibo, da vivere essenzialmente come un piacere, senza frenesie o corse contro il tempo.

I ribelli della Terra sono coloro che si battono per l’ambiente, per un cibo migliore o semplicemente per non farsi omologare da un sistema che non rispetta le diversità. Perché c’è molto da dover salvaguardare: l’autenticità dei rapporti umani, la consapevolezza del valore delle cose, la necessaria attitudine a non sprecare. 

Ma è soprattutto nella parte finale del racconto che sono stata pervasa da un ottimismo  che mi sentivo in dovere di condividere con qualcuno.
Voglio riportarla per intero, riassumendola o modificandola mi sembrerebbe di rovinarla.

È una previsione ma anche una grande speranza: i nostri comportamenti possono cambiare, ci costerà davvero poco e potremo indirizzare le nostre vite verso qualcosa di più gratificante, di più allegro e piacevole rispetto a un consumo continuo ed estenuante per tutti, prima di tutto per il pianeta.

Perché tutto questo ottimismo, vi chiederete. Ho riflettuto sul fatto che le situazioni quando diventano estreme portano quasi sempre ad una valutazione che normalmente si tende ad evitare. La situazione da svariati punti di vista si sta esasperando e se anche solo la metà della popolazione del globo arrivasse a quella riflessione e cominciasse a pensare di cambiare alcuni comportamenti, sarebbe meraviglioso. Sarebbe ciò che Carlo Petrini si augura accada. Se invece si continuasse a vivere secondo i parametri attuali, beh avevo premesso che volevo infondere solo ottimismo e quindi non mi addentro in descrizioni di lugubri scenari. Non oggi. 

Nel frattempo il ragazzo finisce il suo esame e raggiante come un sole estivo si avvia verso il vagheggiato divertimento. Io spero che almeno per lui tutte queste parole incamerate non siano dei gusci vuoti, ma rappresentino lo stimolo che innesca le tanto da me amate… riflessioni. Solo il tempo mi darà una risposta.