venerdì 26 giugno 2015

Il cubo





Chi lo aveva lasciato davanti alla sua porta?

Al suono del campanello Marco scattò in piedi e senza neanche posare il suo latte corse verso la porta. Aspettava quella risposta da diversi giorni ed a quell’ora non poteva che essere il postino. Dovevano pubblicare i suoi racconti, era un ottimo scrittore di fantascienza. Aperta la porta rimase però deluso, non c’era nessun postino. Non c’era proprio nessuno. Non c’era nessuno nel viale, né sulla strada di fronte. Chi aveva suonato? Decise di uscire per controllare meglio, ma il piede destro urtò contro qualcosa. Guardando a terra Marco non vide niente, solo il pavimento. La cosa lo turbò, ma non quanto quella goccia di latte, che staccatasi dal bicchiere e caduta nel vuoto, fermò la sua corsa spiaccicandosi a mezz’aria. Proprio così, la goccia aveva urtato una superficie piatta e si era espansa come su una lastra, ma a 20 cm da terra. Una lastra di vetro? Marco si abbassò per guardare meglio e si accorse che per terra c’era un cubo. Un cubo decisamente strano. I lati erano di un profondo nero opaco, il più opaco che avesse mai visto. Ma la cosa inquietante era che il cubo risultava completamente trasparente se visto dalla faccia superiore. Anzi non semplicemente trasparente, era del tutto invisibile. Nessun riflesso, nessun effetto ottico, proprio come se non ci fosse. Con prudenza Marco toccò il cubo, lo spinse con un dito scoprendo che era molto leggero. Posò il bicchiere di latte per terra e prese il cubo, lo sollevò. Lo rigirò attentamente e constatò che le facce erano tutte nere tranne una. Decise di portare il cubo in casa. Lo poggiò sul tavolo della cucina. Seduto di fronte al cubo, Marco rimase diversi minuti a fissarlo, pensando a quanto la cosa fosse assurda. Prese a rigirare il cubo al di sopra del tavolo. Tantissime domande gli affollavano la mente. Di cosa era fatto il cubo? A cosa poteva servire? Perché lo avevano lasciato davanti alla sua porta? Ma soprattutto chi? Doveva essere stato qualche alieno, non c’era altra spiegazione. Non poteva essere tecnologia umana. O forse veniva da un altro tempo. Forse veniva dal futuro? Congetture, solo congetture, innescate dalla sua mente di scrittore. Serviva qualche fatto. Doveva studiare il cubo. Forse doveva parlarne a qualcuno. No, prima doveva saperne di più. Marco alzò il cubo e cominciò a guardare attraverso la faccia invisibile. Vide passare il piano della cucina, il forno a microonde, le maioliche, l’orologio a parete. Tutto sembrava perfettamente normale. O forse no? Qualche cosa non andava. Era solo una sensazione? L'orologio segnava esattamente le otto, quindici minuti e venti secondi, diciannove secondi, diciotto secondi, diciassette, sedici!!! Un brivido percorse la schiena di Marco. Chiuse gli occhi strizzandoli con forza. Li riaprì, ma la lancetta dei secondi continuava a girare al contrario. Marco si alzò di scatto, guardò incredulo l'orologio, ora non attraverso il cubo. L'orologio girava normalmente, proprio come avrebbe dovuto. Trentuno, trentadue, trentatré... Si era sbagliato, doveva essersi sbagliato. Si rimise a sedere ed a guardare l'orologio attraverso il cubo. Ventinove, ventotto, ventisette, ventisei! Non c'era alcun dubbio, visto attraverso il cubo, l'orologio girava al contrario. Ma era solo l'orologio a girare al contrario o era proprio il tempo ad andare a ritroso? Bisognava fare qualche test! Come poteva fare? Bisognava inquadrare qualche cosa in movimento e vedere se cominciava a muoversi al contrario. Marco pensò al lavandino. Aprì il rubinetto quanto bastava per farlo gocciolare. Cadeva una goccia ogni 2 o 3 secondi. Un test perfetto. Prese il cubo e lo posizionò in modo da vedere il rubinetto gocciolante attraverso la faccia invisibile. Sapeva già quello che avrebbe visto, ma la cosa non lo turbò meno. Le gocce salivano verso il rubinetto. Proprio come vedere un film al contrario. Ogni goccia si alzava dal lavandino e rientrava nel rubinetto, una ogni 2 o 3 secondi. Ad un tratto vide qualcuno andare verso il rubinetto, chiuderlo ed allontanarsi camminando al contrario. Era lui, si stava vedendo mentre qualche attimo prima apriva il rubinetto per iniziare il test. Poteva vedere a ritroso quel che aveva fatto, una cosa alla quale non aveva proprio pensato e che trovava decisamente inquietante. Che utilità poteva avere e fin quanto poteva spingersi indietro? Forse poteva arrivare fino a quando aveva preso il cubo, forse anche più indietro. L'idea gli balenò all'improvviso. Forse poteva addirittura vedere prima del momento in cui aveva preso il cubo, poteva vedere chi lo aveva lasciato davanti alla porta. Marco allora girò il cubo verso la porta e rimase a guardare. L'attesa sembrò eterna, ma passarono solo pochi minuti quando vide sé stesso camminare al contrario verso la porta. In mano aveva il cubo. Marco cominciò a seguire sé stesso che andava al contrario. Si avvicinò alla porta e la aprì proprio mentre il suo alter ego passato la stava chiudendo al contrario. Vide se stesso rigirare il cubo e poi metterlo giù, tirarlo con un dito, prendere il bicchiere di latte; vide la goccia riformarsi e salire verso il bicchiere, vide il cubo dare un piccolo colpo al suo piede. Poi si vide mentre cercava chi aveva suonato il campanello, mentre andava all'indietro e richiudeva la porta. Il Marco del passato era sparito in casa. Non rimaneva che aspettare per scoprire chi aveva posato lì il cubo. Ad un tratto si riaprì la porta. Marco vide sé stesso uscire con in mano il cubo, sollevato come se lo stesse usando per osservare la scena, si vide stare immobile per alcuni secondi. Proprio come stava facendo lui ora. Il Marco del passato sembrò tutto ad un tratto perdere l'equilibrio, il cubo gli scivolò e cadde a terra. Cadde esattamente nella posizione in cui lo aveva trovato all'inizio. E tutto scomparve, dal cubo non vedeva più nulla. Per lo stupore Marco perse l'equilibrio, il cubo gli scivolò dalle mani e cadde esattamente nella posizione in cui lo aveva trovato all'inizio. Nello stesso istante tutto diventò buio, Marco ed il suo universo erano scomparsi. Niente esisteva più. Dopo qualche istante un campanello suonò ed un Marco credette che finalmente il postino era arrivato.


Autore:  Daniele Bianchini

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