domenica 17 luglio 2016

Soldi per migliorare? No grazie Europa


Ne avevo già parlato in merito ad un altro problema, quello della mancanza dei depuratori in molte regioni italiane che rende il mare una latrina, ben lungi da essere acque incantevoli dove potersi rinfrescare in totale relax. Devo riparlarne oggi che voglio fare una riflessione sulla tristissima vicenda dello scontro tra due treni sulla linea ferroviaria tra Corato e Bari. 

Mi riferisco ai soldi che l’Europa stanzia per la risoluzione di alcuni nostri, gravissimi problemi, giusto per non farci regredire ancora più indietro di un cupo Medioevo, e che noi puntualmente rimandiamo al mittente. Nel caso del tratto ferroviario incriminato, retrogrado e pericoloso, addirittura ci permettiamo il lusso di procrastinarne l’uso tanto che la Procura ha aperto un filone d’indagine per “… lo spostamento da un periodo di finanziamento (2007-2013) a quello successivo (2014-2020) dei fondi Ue per l'ammodernamento della tratta ferroviaria coinvolta nell'incidente.” (fonte Ansa)

Lentezza burocratica, inefficienza, negligenza, nel migliore dei casi; malaffare, ladrocinio, e tutto ciò che di più immorale il possesso del denaro può scatenare in un animo corruttibile senza troppa insistenza, in quello peggiore.
Ho assistito piuttosto sconcertata al balletto di congetture sul probabile colpevole dell’errore, umano in quanto in quel tratto il sistema non è supportato da un sistema automatizzato. Una persona da esporre alla pubblica lapidazione, un uomo da condannare, almeno da poter appagare quel generale senso di giustizia terrena che prevede la caccia e la successiva cattura del reo peccatore, il resto del lavoro lo dovrebbe fare il buon Dio. 

Purtroppo però si tratta di una persona già condannata che se non ha pagato con la sua stessa vita, di certo avrà guadagnato un’esistenza flagellata dai sensi di colpa e dal rimorso. 
E dopo aver trovato il responsabile dell’errore, in una logica scala di attribuzione di colpevolezza ci dovrebbero essere loro: gli amministratori della cosa pubblica, coloro che quei soldi non li hanno utilizzati. E qualcuno con l’umore giusto per giocare direbbe “fuocherello”, in fondo se l’occasione di quell’aiuto europeo fosse stata prontamente sfruttata, di certo il post odierno sarebbe dedicato ad un altro argomento.

Però non ci siamo ancora, il centro della questione non è il politico o l’amministratore di turno, loro sono solo lo specchio della società, quindi di tutte quelle persone che la costituiscono. Anzi a dirla meglio il sistema che tutti, nessuno escluso, contribuiscono a mettere in piedi. E allora sì che quando si chiama in causa la società nella sua interezza, si può gridare “fuoco!”

Lo specchio ci rimanda infatti una brutta, bruttissima immagine, di una collettività poco incline al rispetto delle regole, dove ognuno nel proprio piccolo, si ricava una spazio in cui far fiorire il privato interesse, a discapito del prossimo. 

Il male si infiltra sempre dove trova terreno fertile, dove può far scorrere le lunghe, insidiose radici, lì dove non incontra resistenza o questa è così debole che non fatica a procedere. Insistente ed incessante, neanche troppo lentamente, ed ecco che nel giro di qualche tempo, il campo è infestato e non vi è altro rimedio che sradicare fin nel profondo quelle radici che sono diventate enormi tentacoli. È necessario se non indispensabile uno sconvolgente cambiamento culturale, ma la società deve volerlo. Non mi pare che ci sia questa volontà, comunque è molto, troppo debole.

Percorrevo l’altro giorno un sottopassaggio di una stazione, dove qualcuno ha disegnato stupendi murales, rendendo quel posto decisamente meno lugubre e tra tanti disegni è stata scolpita una frase sul muro che mi sembra piuttosto calzante, colui che l’ha pronunciata è Martin Luther King:

“Può darsi non siate responsabili per la situazione in cui vi trovate, ma lo diventerete se non farete nulla per cambiarla.”

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