Mi sembra ieri che andavo al cinema con le mie amichette e la madre di una di loro ci portò a vedere Ritorno al Futuro. Mi ricordo ancora il cinema che si trovava alla fine di Via Nazionale a Roma. Beh devo proprio ringraziarla quella mamma così accorta che ha fatto sì che prendesse vita il mio primissimo approccio con la fantascienza. E che approccio.
Da quella volta non sono più riuscita a smettere. Dopo quattro anni arriva Ritorno al Futuro II e sono in prima fila a vederlo. Eh sì, ebbi la conferma. Ero totalmente affascinata da Michael J. Fox e ancor di più da tutti quegli attrezzi futuristici che poteva maneggiare visto che ebbe la fortuna di fare un salto nel lontanissimo (per allora, siamo nel 1989) 21 ottobre 2015. Tempo per noi ormai passato.
Il mio flirt con lui ancora dura tutt’oggi e si è fortificato negli anni, quando le sue vicende personali hanno fatto emergere un uomo di carattere, capace di fare della sua pesante esperienza un’occasione per aiutare le prossime generazioni. A trent’anni gli è stata diagnosticata una grave forma di malattia di Parkinson e lui di tutta risposta ha istituito la Fondazione Michael J. Fox che fa ricerca sulle cellule staminali. Non può che meritare tutta la mia ammirazione. In effetti ci avevo visto giusto ad invaghirmi di lui nel lontano 1989.
Ma cosa ne è stato delle futuristiche previsioni di quel piccolo capolavoro cinematografico?
Da quella volta non sono più riuscita a smettere. Dopo quattro anni arriva Ritorno al Futuro II e sono in prima fila a vederlo. Eh sì, ebbi la conferma. Ero totalmente affascinata da Michael J. Fox e ancor di più da tutti quegli attrezzi futuristici che poteva maneggiare visto che ebbe la fortuna di fare un salto nel lontanissimo (per allora, siamo nel 1989) 21 ottobre 2015. Tempo per noi ormai passato.
Il mio flirt con lui ancora dura tutt’oggi e si è fortificato negli anni, quando le sue vicende personali hanno fatto emergere un uomo di carattere, capace di fare della sua pesante esperienza un’occasione per aiutare le prossime generazioni. A trent’anni gli è stata diagnosticata una grave forma di malattia di Parkinson e lui di tutta risposta ha istituito la Fondazione Michael J. Fox che fa ricerca sulle cellule staminali. Non può che meritare tutta la mia ammirazione. In effetti ci avevo visto giusto ad invaghirmi di lui nel lontano 1989.
Ma cosa ne è stato delle futuristiche previsioni di quel piccolo capolavoro cinematografico?
Ne prendo atto in un articolo del National Geographic in cui si parla di hoverboard, il mitico skate volante, così come le stesse automobili che viaggiavano ben lontane dall’asfalto, le stazioni di servizio intelligenti ed ultima ma non meno importante, anzi, la spazzatura che si trasformava magicamente in carburante.
Per ciò che riguarda gli hoverboard sembra che in California una compagnia di nome Arx Pax stia lavorando ad un prototipo che si muove grazie ai campi magnetici, il suo nome è Hendo. Lo sceneggiatore Bob Gale, padre dell’idea dell’hoverboard come lo abbiamo visto nel film, ha già provato l’ultima versione di quello reale. “È stata un’esperienza allucinante salire sull’Hendo, è proprio quello a cui pensavamo nel 1989”, racconta. Ma siamo un po’ in ritardo da quella previsione.
Rispetto alle automobili, siamo ancora più lontani. Nel film Doc parlava di un tempo futuro in cui non c’era bisogno di strade ed invece l’auto volante è ancora oggi un sogno. Certo ci si arriverà, ma dovremo aspettare un bel po’. Secondo Jack Langelaan, professore associato di ingegneria aerospaziale alla Pennsylvania State University, non c’è da stupirsi che la tecnologia delle auto volanti ci metta così tanto ad arrivare sul mercato. “Il pericolo maggiore è che, essendo l’auto volante un ibrido, si finisca per creare qualcosa che è la via di mezzo tra un’automobile scadente e un aereo che funziona male”, commenta.
Le stazioni di servizio intelligenti come si vedevano nel film, sono ben distanti dall’essere realizzabili. Nel Midwest americano entro l’anno arriverà sul mercato una pompa per il carburante che non è ancora dotata di intelligenza a quei livelli, però grazie ad un erogatore estensibile apre autonomamente l’ingresso al serbatoio e fa rifornimento senza bisogno di un essere umano. Non mi sembra una banalità.
Una delle scene che comunque destarono maggiormente la mia curiosità era quella in cui Doc butta dentro la mitica macchina del tempo di nome DeLorean, ogni genere di immondizia per alimentarla. Lì si parla di una reazione nucleare all’interno del motore, però se pensiamo al concetto di trasformazione dell’immondizia in energia, ci sono già diversi esempi nel mondo. Per citarne uno: la discarica Altamont in California che produce quasi 50.000 litri di gas naturale liquefatto, grazie ai quali alimenta i 300 camion della spazzatura che lavorano nella regione. Utilissimo ma ancora troppo costoso per diffonderlo su larga scala.
Sembra proprio che gli sceneggiatori del film si siano tenuti un po’ troppo stretti con i tempi. La maggior parte delle previsioni sono rimaste irrealizzate. Azzardando due conti la data andava spostata di un centinaio d’annetti, quanto meno per il motore trincia immondizia!
Le uniche due cose che non hanno deluso sono l’uso del fax, è così che viene annunciato a Marty il suo licenziamento, e la mia cotta per Michael.
Ha dimostrato di essere un grand’uomo.