domenica 25 ottobre 2015

Ritorno al futuro passato


Mi sembra ieri che andavo al cinema con le mie amichette e la madre di una di loro ci portò a vedere Ritorno al Futuro. Mi ricordo ancora il cinema che si trovava alla fine di Via Nazionale a Roma. Beh devo proprio ringraziarla quella mamma così accorta che ha fatto sì che prendesse vita il mio primissimo approccio con la fantascienza. E che approccio. 

Da quella volta non sono più riuscita a smettere. Dopo quattro anni arriva Ritorno al Futuro II e sono in prima fila a vederlo. Eh sì, ebbi la conferma. Ero totalmente affascinata da Michael J. Fox e ancor di più da tutti quegli attrezzi futuristici che poteva maneggiare visto che ebbe la fortuna di fare un salto nel lontanissimo (per allora, siamo nel 1989) 21 ottobre 2015. Tempo per noi ormai passato. 

Il mio flirt con lui ancora dura tutt’oggi e si è fortificato negli anni, quando le sue vicende personali hanno fatto emergere un uomo di carattere, capace di fare della sua pesante esperienza un’occasione per aiutare le prossime generazioni. A trent’anni gli è stata diagnosticata una grave forma di malattia di Parkinson e lui di tutta risposta ha istituito la Fondazione Michael J. Fox che fa ricerca sulle cellule staminali. Non può che meritare tutta la mia ammirazione. In effetti ci avevo visto giusto ad invaghirmi di lui nel lontano 1989. 

Ma cosa ne è stato delle futuristiche previsioni di quel piccolo capolavoro cinematografico?

Ne prendo atto in un articolo del National Geographic in cui si parla di hoverboard, il mitico skate volante, così come le stesse automobili che viaggiavano ben lontane dall’asfalto, le stazioni di servizio intelligenti ed ultima ma non meno importante, anzi, la spazzatura che si trasformava magicamente in carburante.

Per ciò che riguarda gli hoverboard sembra che in California una compagnia di nome Arx Pax stia lavorando ad un prototipo che si muove grazie ai campi magnetici, il suo nome è Hendo. Lo sceneggiatore Bob Gale, padre dell’idea dell’hoverboard come lo abbiamo visto nel film, ha già provato l’ultima versione di quello reale. “È stata un’esperienza allucinante salire sull’Hendo, è proprio quello a cui pensavamo nel 1989”, racconta. Ma siamo un po’ in ritardo da quella previsione.

Rispetto alle automobili, siamo ancora più lontani. Nel film Doc parlava di un tempo futuro in cui non c’era bisogno di strade ed invece l’auto volante è ancora oggi un sogno. Certo ci si arriverà, ma dovremo aspettare un bel po’. Secondo Jack Langelaan, professore associato di ingegneria aerospaziale alla Pennsylvania State University, non c’è da stupirsi che la tecnologia delle auto volanti ci metta così tanto ad arrivare sul mercato. “Il pericolo maggiore è che, essendo l’auto volante un ibrido, si finisca per creare qualcosa che è la via di mezzo tra un’automobile scadente e un aereo che funziona male”, commenta.

Le stazioni di servizio intelligenti come si vedevano nel film, sono ben distanti dall’essere realizzabili. Nel Midwest americano entro l’anno arriverà sul mercato una pompa per il carburante che non è ancora dotata di intelligenza a quei livelli, però grazie ad un erogatore estensibile apre autonomamente l’ingresso al serbatoio e fa rifornimento senza bisogno di un essere umano. Non mi sembra una banalità.

Una delle scene che comunque destarono maggiormente la mia curiosità era quella in cui Doc butta dentro la mitica macchina del tempo di nome DeLorean, ogni genere di immondizia per alimentarla.  Lì si parla di una reazione nucleare all’interno del motore, però se pensiamo al concetto di trasformazione dell’immondizia in energia, ci sono già diversi esempi nel mondo. Per citarne uno: la discarica Altamont in California che produce quasi 50.000 litri di gas naturale liquefatto, grazie ai quali alimenta i 300 camion della spazzatura che lavorano nella regione. Utilissimo ma ancora troppo costoso per diffonderlo su larga scala.

Sembra proprio che gli sceneggiatori del film si siano tenuti un po’ troppo stretti con i tempi. La maggior parte delle previsioni sono rimaste irrealizzate. Azzardando due conti la data andava spostata di un centinaio d’annetti, quanto meno per il motore trincia immondizia!

Le uniche due cose che non hanno deluso sono l’uso del fax, è così che viene annunciato a Marty il suo licenziamento, e la mia cotta per Michael. 

Ha dimostrato di essere un grand’uomo. 

sabato 17 ottobre 2015

Little Miss Sunshine

Il testo contiene spoiler


Mi farebbe piacere che anche voi passaste due ore di spensierata allegria come è stato per me quando ho visto il film che dà il titolo al post. L’ho scovato grazie alla segnalazione su un gruppo, definito molto divertente. Io aggiungerei anche intenso, anche se a tratti fin troppo stravagante, quasi grottesco. Il titolo di Little Miss Sunshine è ciò a cui la piccola, simpaticissima Olive aspira, motivata dal nonno eroinomane, appena ripudiato da una casa di cura. 

Il film è la storia di un viaggio affrontato da tutta la famiglia allo scopo di ottenere questo titolo. Un viaggio incerto, traballante come le vite dei protagonisti sul Westfalia che li trasporta, dove tutto sembra precipitare da un momento all’altro. Ma resiste, al di là di ogni previsione, e sembra anzi annunciare a gran voce che l’unione fa la forza e la tenacia col supporto dell’affetto alla fine ha la meglio. La spontaneità e l’essere sé stessi alla fine paga, anche se non fa vincere. 

La scena in cui la bimba si esibisce in un balletto, studiato dal nonno ci dice proprio questo. In un mondo costruito sulle apparenze, il viso sincero e spaesato della bimba un po’ troppo in carne per affrontare un concorso di Barbie in miniatura, quasi commuove. Tutto intorno sembra di plastica, ma il suo viso paffutello, gli occhiali e la sua disarmante spontaneità, fa traballare quel finto castello di promesse ed illusioni, rafforzando i sentimenti che tengono uniti i componenti della sgangherata famiglia. 

Bellissimo il dialogo tra il professore fresco di tentato suicidio e il nipote in piena inquietudine esistenziale. Il ragazzo gli confida che a volte vorrebbe dormire e svegliarsi a 18 anni e dimenticare il liceo e tutto il resto. Insomma tutto ciò che gli provoca sofferenza. 
Il professore gli risponde: 

“Conosci Marcel Proust? Scrittore francese, un perdente assoluto. Mai fatto un lavoro vero, amori non corrisposti, gay. Passa vent’ anni a scrivere un libro che quasi nessuno legge, ma è forse il più grande scrittore dopo Shakespeare. Arrivato alla fine della sua vita si guarda indietro e conclude che tutti gli anni in cui ha sofferto erano gli anni migliori perché lo hanno reso ciò che era. Gli anni in cui è stato felice, tutti sprecati, non gli hanno insegnato niente. Perciò se vuoi dormire fino a 18 anni pensa alle sofferenze che ti perdi. Il liceo dici? Quegli anni sono il fior fiore delle sofferenze. Non ci sono sofferenze migliori!” 

Il ragazzo sorride e manda a quel paese i concorsi di bellezza. “D’altronde la vita è tutto un fottuto concorso di bellezza dopo l’altro: il liceo, l’Università, poi il lavoro… Decide quindi di impegnarsi per arrivare a ciò che più desidera, anche se la strada per lui è tortuosa. 

“Fai la cosa che ami e a quel paese il resto…”

domenica 11 ottobre 2015

Generosa Wikipedia


Come ogni anno mi accingo a dare il mio piccolo contributo ad uno strumento prezioso ed indispensabile al quale attingiamo noi tutti: blogger, studenti, o semplici curiosi del sapere. 
Parlo di Wikipedia. Lo strumento che ha rivoluzionato l’accesso alla cultura, rendendola disponibile ed fruibile subito e per milioni di persone. Mi verrebbe da dire che soddisfa ogni ideale politico, il comunismo ed il suo opposto. Rende la cultura di proprietà comune consentendone l’utilizzo anche a categorie di cittadini più svantaggiati tramite strutture pubbliche con internet gratuito. 

Al tempo stesso, non trattandosi di un bene di consumo o un mezzo di produzione lo Stato non potrebbe diventarne unico proprietario, con buona pace dei capitalisti, ai quali non credo dispiaccia anche un altro aspetto. Se ci pensiamo bene rende un profitto anche al privato cittadino proprio per la sua immediata disponibilità, informazioni rapide che racchiudono un valore, il tempo necessario a cercarle.
Ancora più immediate in quanto non inquinate dalla presenza di spazi pubblicitari, invadenti ed importuni ma pur sempre necessari per continuare ad erogare un servizio gratuitamente. Si regge sulla contribuzione volontaria, più o meno generosa. 

Mi ricordo durante la mia infanzia quando mia mamma acquistò una bellissima enciclopedia a volumi che ancora conserviamo, luccicante e traboccante di informazioni. Quanto l’ho sfruttata! Ricerche, esami o dubbi impellenti. Lei stava lì, ad attendere di dare soddisfazione ai miei neuroni in agitazione, e a me sembrava quasi di commettere un sacrilegio a sfogliare quelle pagine immacolate. Un impegno economico non indifferente che oggi non si affronta quasi più. Segno dei tempi che cambiano e del fatto che Internet ha reso possibile una rapida diffusione dei dati. 

Wikipedia è oggi per milioni di persone, ciò che rappresentò quella lussuosa enciclopedia agli occhi meravigliati di una studentessa alle prime armi.

Spero che sapremo apprezzarla altrettanto, e comunque sarebbe bello se rimanesse quello che è ora: un rivoluzionario, democratico, civilissimo mezzo in grado di contribuire all’evoluzione. 

Non credete che tutto ciò valga almeno due euro?

sabato 10 ottobre 2015

Fuori dai binari di una vita ordinaria


"Voglio che le altre persone prendano ispirazione da questa mia decisione e inizino a farsi domande su ciò che giudicano normale - ha spiegato Leonie Müller al Washington Post -. Non c'è mai una sola strada da prendere, ma sempre diverse. La prossima avventura magari ti sta aspettando ed è proprio dietro l'angolo. Assicurati solo che tu voglia davvero provarla".

Leonie Müller è una studentessa che ha fatto notizia per la bizzarra decisione di passare la sua momentanea esistenza su un treno o più precisamente su svariati treni, sbarazzandosi di una fissa dimora. Ammette di non voler vivere più da nessuna parte e di sentirsi sempre in vacanza, distratta dalle mille attrazioni che la vita in un vagone può nascondere. Leggere, scrivere, parlare con tante persone o semplicemente guardare fuori dal finestrino. 

Mi sono ricordata dei miei anni di pendolarismo in cui queste attività rappresentavano un piacevole passatempo per supplire alla lentezza e all’inefficienza dei mezzi di trasporto. A volte la stanchezza prendeva il sopravvento, offuscando la bellezza di queste semplici cose. 

Mi incuriosisce il fatto che ci sia qualche giovane cuore che decide di riempire con quelli che io chiamo passatempi, il suo vivere quotidiano. Arrivo a pensare di non averli apprezzati abbastanza, focalizzando troppo spesso la mia attenzione sugli aspetti negativi del viaggio. Con uno spirito più leggero, avrei letto qualche libro in più, avrei cominciato a pensare di scrivere un blog molto tempo prima. 

Non so se Leonie Müller deciderà di continuare a vivere in questo modo i suoi prossimi anni, è improbabile che lo faccia per tutta la vita. Di certo può vantare nella sua storia personale, un’esperienza fuori dall’ordinario. Le strade diverse di cui parlava nell’intervista, per essere percorse necessitano di una buona dose di coraggio, ma possono davvero portare dei risultati ordinariamente irraggiungibili. Magari un incontro sul treno potrebbe modificarle per sempre la vita. Magari un libro che altrimenti non avrebbe mai letto, potrebbe farle vedere le cose da un’altra prospettiva. 

Piccoli e grandi avvenimenti che in un modo e nell’altro portano ad un cambiamento. Un’opportunità di crescita enorme.

Lei, al contrario dei treni su cui viaggia, ha intrapreso un percorso diverso da quello stabilito. 

Dalla consuetudine, dalla norma, dai nostri insindacabili giudizi.