domenica 12 agosto 2018

Se ami il tonno, odi la tartaruga



Pare proprio che il mondo abbia preso consapevolezza di un problema che nel tempo è diventato sempre più emergente, ma prima era solo nei pensieri dei ricercatori o di chi ha a cuore le sorti della natura. Non è lo smog, non è la deforestazione, non è lo scioglimento dei ghiacci artici, per quelli c’è ancora tempo o almeno così ci si augura. 

Lo scottante argomento di attualità è la plastica e la sua invadenza, la sua eterna durata che sfida il passare dei secoli, la sua pericolosa commistione con le creature marine, il suo albergare nei meandri più nascosti degli oceani. Ne avevo già parlato in un precedente post, preferendola ad una pietra preziosa semmai avessi deciso di mettermi al dito qualcosa che dura per sempre. 

Quella sì che sarebbe sopravvissuta non solo alla mia dipartita, ma avrebbe degnamente rappresentato la nostra epoca ad uno scienziato del futuro che, osservando l’anello, avrebbe sorriso pensando a quanto eravamo arretrati. Non solo perché non siamo in grado di riciclarla, se non in piccola parte, ma soprattuto perché siamo stati capaci di farla sbarcare dove non avrebbe dovuto, inquinando senza remore, pescando con metodi efficaci ma distruttivi. 

Persino il campione di Formula 1, Lewis Hamilton, ha allertato i suoi numerosi sostenitori su Instagram, con un video girato mentre è in vacanza in Grecia. Ho pensato che se un personaggio tanto famoso arriva a parlarne, allora è il momento di svolta. Quello in cui da una semplice chiacchiera, il problema passa ad una presa di coscienza e fa smuovere ossia cambiare i comportamenti. 

Questo è il passaggio cruciale, che si può solo sperare, ma sempre con una retrogusto di disillusione perché è noto quanto sia immensamente difficile far cambiare un modo di agire, soprattutto se non si è particolarmente motivati. Non basta dire che solo il 13% dei mari del mondo è incontaminato e solo perché sono troppo freddi, forse con il surriscaldamento ce la facciamo a raggiungere anche quelli. 

Può non essere sufficiente lanciare allarmi sulla microplastica, quella talmente piccola che può essere ingerita dai pesci e quindi entrare nella catena alimentare con effetti che gli scienziati stanno ancora studiando. Sono questioni che si considerando virtuali, non problemi reali, fino a quando non vanno ad incidere sul vivere quotidiano. Però se se entra in campo un personaggio famoso, allora la partita può ancora essere giocata, le chances di salvare l’ecosistema dalla distruzione aumentano. 

Hamilton si trovava in vacanza nella splendida Mykonos e la vista estasiata di tali bellezze naturali è stata rovinata dalla presenza invadente e fuori luogo della signora plastica. Il derivato che è diventato anche più famoso del suo progenitore, il petrolio, era lì a rovinare le vacanze di chi conta, ad occupare parte di una spiaggia che non ci si aspetterebbe interessata dalla questione. Non solo il luogo è stato pulito dall’illustre ospite, ma sono state date alcune raccomandazioni che magari raggiungeranno il cuore dei suoi milioni di followers. 

Dire di non comprare la plastica è certamente il consiglio migliore, ma anche quello meno applicabile o perlomeno non nel senso più letterale. Ci sono aziende che hanno fondato la loro attività sulla produzione di contenitori, involucri, buste, quando la legge è cambiata quest’ultime sono diventate biodegradabili. Dobbiamo aspettare che un legislatore si preoccupi di salvare l’ambiente? La risposta è no, il consumatore ha il potere di farlo. 

Ciò che viene prodotto è semplicemente quello che viene richiesto, anche se le aziende cercano costantemente di influenzare l’acquisto in modo da essere sempre le ultime a decidere. Se compriamo in grande quantità, più del bisogno reale, la produzione si allinea. Se non facciamo durare le cose, produciamo grandi quantità di rifiuti. 

Se mangiamo troppo, il cuore lentamente muore e con esso anche le risorse naturali. Se esageriamo con il consumo di tonno, mettendo in tavola ogni giorno scatolette, facciamo in modo che le grandi reti nella loro caccia selvaggia cattureranno anche la povera tartaruga e giorno dopo giorno la piccola, grande creatura resterà solo un bel personaggio da cartone animato. 

Come lei altre specie, che nel turbinio di una lotta spietata per la sopravvivenza, verranno trascinate via non per essere divorate. Sfortunati ospiti di un mare che non ce la fa più a saziare, triste teatro di innumerevoli intrecci di plastica abbandonati che continueranno a tessere la loro trama di sangue. 

Però io posso decidere di non rendermi colpevole di questa mattanza, se mangio il giusto, senza sprecare, se compro in minor quantità. Quando decido di non acquistare il tonno, sto dando una possibilità in più alla tartaruga. Non qualcun altro, ma proprio io. 
Sì, voglio decidere io in quale pianeta vivere.







Nessun commento :

Posta un commento