martedì 2 gennaio 2018

L'immenso potere di un consumatore


Durante i giorni dedicati alle festività natalizie, in particolare ma non solo, si tende ad eccedere nel consumo di beni di qualsiasi tipo, sia materiale che alimentare. Proprio quando ci si lascia andare all’eccesso, ci si dovrebbe fermare a riflettere su quello che possiamo fare nella veste di consumatori. 

In verità moltissimo sia per il pianeta che per cambiare un sistema mondiale basato sullo scambio di beni, merci o servizi ai quali viene attribuito un valore in denaro che è quello che determina l’andamento di tutte le cose, post-rivoluzione industriale. Maggiori quantità di questi vengono scambiate, più banconote verranno prodotte, l’economia mondiale va avanti in base a flussi di denaro che regolano la supremazia di uno Stato sull’altro. 

Su questi immensi patrimoni che si accumulano si basa la forza di alcuni colossi industriali, dietro ai quali non ci sono molte persone che contano, considerando il numero di abitanti mondiale. Questi ultimi però hanno un inconsapevole potere di far andare le cose diversamente da quanto accade oggi. 

Dal momento in cui ci si alza la mattina, ci si mette a tavola per fare colazione (non tutti al momento godono di questo privilegio), ci si reca al lavoro, si consuma un altro pasto, per poi spostarsi in un altro luogo, fino ad arrivare alla sera dove ci aspetta altro cibo che terminerà la sua funzione nel nostro canale digerente, fino al volgere di una giornata che a noi sembra trascorsa come le altre, ma non è esattamente così. 

Ogni volta che abbiamo mangiato del cibo, abbiamo fatto una scelta ben precisa, un alimento piuttosto che un altro fa un’enorme differenza in termini di inquinamento che il produrlo e trasportarlo ha generato. Il luogo dove è stato prodotto e la quantità che compreremo e che alla fine consumeremo è maggiormente rilevante ai fini dell’impatto ambientale e lo è ancor di più il fatto che realmente mangeremo quanto abbiamo acquistato, senza sprecare nulla. 

E qui si va ancora un po’ più indietro nel tempo, al momento in cui ci troviamo dentro al supermercato, pronti a riempire il carrello di ogni possibile leccornia, tanto per soddisfare i sensi o le smanie di chi ci circonda, allettati dalle tante offerte speciali, ma non muniti di un’utilissima lista della spesa e concentrati su quanto veramente necessario. 

La grande industria ha già deciso che dobbiamo alimentarci in un certo modo, comprare determinate quantità, il più delle volte al di sopra dei nostri reali bisogni, ha scelto il gusto e il colore al posto nostro. Noi potremmo anche dissentire, e in effetti quando questo succede come è stato il caso dell’olio di palma, loro fanno un passo indietro e giusto in tempo per evitare di distruggere tutte le foreste di qualche povero paese, orientiamo noi la produzione in altro senso, in questo caso palm oil free. 

Questo accade difficilmente perché se non c’è qualcuno più attento che ci fa aprire gli occhi su un problema reale e non frutto di una paranoia, nessuno si prende la briga di mettere in atto uno spirito critico, fa quello che deve fare ossia silenziosamente consuma, in grosse quantità. 

La mattina mangia, si spera senza gettare via, a pranzo consuma e scarta, a cena consuma e scarta ancora, ancora e di più. Ha comprato troppo al supermercato, ha ordinato smisuratamente al ristorante, si è spostato continuamente con il mezzo privato quando avrebbe potuto più spesso usare il mezzo pubblico. 

Si è reso complice, ancora una volta, di questo sistema divora risorse che non continuerà per sempre, per via del fatto che viaggia a ritmi troppo sostenuti e perché le risorse non sono eterne. Se ognuno di noi mettesse in atto dei cambiamenti nella dieta che assume giornalmente, sarebbe un passo in avanti enorme nel far procedere un diverso modo di coesistere con la natura che ci circonda. 

Ci sono molti approcci in questo senso, chi predilige un cibo piuttosto che un altro, chi lo elimina del tutto e va sempre bene chi si nutre pensando. È proprio questo il punto, bisogna riflettere quando si compiono gesti che possono sembrare banali, a cominciare dagli articoli che si mettono in un carrello. 

Dobbiamo decidere di ridurre le quantità, dovremo riappropriarci dei gusti, dei colori, del rispetto per l’ambiente che molti colossi non hanno dimostrato disboscando senza pietà, ma in realtà hanno seguito solo il nostro volere, quello che abbiamo dimostrato con le preferenze accordate. 

La Terra non è proprietà di nessuno in particolare, ma di tutti quelli che la abitano e si spera di tutti quelli che la abiteranno in futuro. In quale pianeta vogliamo vivere? 

Non sarà un presidente a deciderlo, né tantomeno una multinazionale, saremo sempre di nuovo ancora noi, o per dirla più precisamente deciderà qualcuno che avrà raccolto il volere della maggioranza senza neanche averlo chiesto. 

In realtà lo ha fatto nel momento che ci ha proposto un prodotto, un’idea, un progetto, uno stile di vita. 
Ogni momento è buono per cominciare a decidere diversamente.



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