domenica 20 agosto 2017

Le cose potrebbero andare peggio


Qualche giorno fa mi è capitato sotto gli occhi un articolo condiviso su Facebook tratto dalla famosa testata giornalistica “The Guardian”. 
Articolo lunghissimo, complicato ma ci poteva stare visto che analizzava in maniera oggettiva l’odierna situazione del pianeta. Analizzata dal punto di vista dell’opinione pubblica, dei mass media e di un piccolo, ma crescente gruppo di pensatori, accademici, commentatori etichettati come i Nuovi Ottimisti.

La maggior parte delle persone pensano che il momento che stiamo vivendo sia molto brutto, negativo da tutti i punti di vista e in futuro non potrà andare meglio. È giustificato tutto questo pessimismo? Stando a quanto viene dettagliatamente argomentato in questo articolo non proprio. 

Le notizie cupe fanno più proseliti di uno scaltro guru e funzionano perfettamente da cassa di risonanza per questo o quell’altro argomento, con indubbi vantaggi politici. E le cose strillate acquistano più valore e quindi maggior credibilità. Insomma, fatti brutti nel mondo accadono, ma il più delle volte si dà loro un’importanza eccessiva, molto più di quanto effettivamente hanno. 

Perlomeno non per la legge dei grandi numeri. Perché dobbiamo ragionare in termini di contesti planetari e non di piccole realtà. Facendo un esempio banale, un incidente aereo rappresenta una sciagura che scuote la tranquillità perché causa molti morti e il suo andamento è piuttosto violento. 

Un fatto terribile soprattutto per chi lo vive personalmente perdendo un familiare o una persona cara, ma questo non cambia la realtà oggettiva ossia che l’aereo rimane uno dei mezzi più sicuri per viaggiare. Stando alle cifre ufficiali è l’automobile il mezzo che dovremmo temere in assoluto. 

Facendo quest’esempio viene da riflettere sul fatto che molto spesso ci facciamo trascinare dai mass media in un’analisi dei fatti che fa molto leva sulle emozioni e ben poco sui numeri, incontrovertibili. Penserete che però è un po’ cinico ragionare valutando la realtà nel suo insieme, snobbando gli avvenimenti poco frequenti o che non incidono in modo significativo sull’umanità intera. In realtà questo è l’unico modo per rimanere oggettivi, per avvicinarsi il più possibile alla verità. 

Nel mese di Dicembre del 2016 un articolo del Times andò in controtendenza descrivendo uno scenario ben diverso da quello che la maggior parte dei giornali ci confeziona giornalmente. Il 2016 sarebbe stato un anno incredibilmente positivo anzi il migliore nella storia dell’umanità. I poveri sono sempre meno poveri, le malattie incurabili diminuiscono sensibilmente e aumenta invece l’accesso alle cure, nel mondo sempre meno persone sono in una soglia di estrema indigenza. 

E non è finita, le emissioni dal carbone utilizzato come combustibile sono diminuite per il terzo anno consecutivo, la pena di morte è considerata illegale in più della metà dei paesi al mondo e i panda giganti non sono più nella lista delle specie in via di estinzione. Sono indubbiamente fatti molto positivi ai quali la stampa non ha dato quella risonanza che, per contro, una brutta notizia avrebbe avuto di diritto. 

Comunque anche se la qualità di vita dell’umanità vista nel suo insieme sta progressivamente migliorando, vi è la consapevolezza che questo equilibrio potrebbe essere sconvolto improvvisamente, grazie all’innata capacità degli esseri umani di rovinare tutto. 

Dovremmo cominciare ad essere realisti, imparando a vedere ciò che ci circonda per quello che realmente è, senza farci influenzare. Ragionare in maniera autonoma è già un buon inizio. 
Lo è ancor di più valutare i fatti non solo per come appaiono, ma nei loro possibili risvolti in caso contrario. Se fosse andata diversamente non è detto che sarebbe stato meglio. 

L’elezione di Trump a presidente è un fatto che si considera, in linea di massima, negativo. Johan Norbert, storico svedese e dichiarato Nuovo Ottimista afferma che se ad essere eletta fosse stata la Clinton le cose potevano mettersi anche peggio. Alle prossime elezioni, dopo anni in cui l’avversario avrebbe costruito un vero impero mediatico contro il governo, si sarebbe candidato un vero esponente di destra, di quelli che fanno veramente sul serio, che sanno veramente influenzare. E avremmo rimpianto questo scenario, quello che sta realmente accadendo. 

Se la qualità di vita dell’umanità va di bene in meglio ogni secolo che passa, rimane una questione da risolvere: quella ambientale. Che incide sui grandi numeri e non si può sottovalutare. Visto che il pianeta si prepara ad un consumismo globale, per le migliorate condizioni di vita.

Per usare la filosofia dei Nuovi Ottimisti, direi che se non ci fossero tutte le persone che si impegnano giornalmente per proteggere la natura chissà dove saremmo ora. Motivo in più per continuare a farlo seriamente. Abbiamo le potenzialità per fare in modo che le cose vadano decisamente meglio. E non solo dal punto di vista ambientale.


domenica 6 agosto 2017

Salvare la natura costa la vita


Leggendo la cifra dell’attuale popolazione mondiale ossia 7,5 miliardi di persone mi sono chiesta se la Terra, già violentata senza pietà, potesse offrire a queste nuove vite, sufficienti risorse per la sopravvivenza. E soprattutto a quelle che verranno in un prossimo, vicinissimo futuro che andranno ad ingrossare questa cifra, visto che l’aumento è esponenziale. 

Non mi sembra passato così tanto tempo da quando lessi che gli occupanti del suolo terrestre erano “solo” 6 miliardi, e già avevo avuto il sospetto che questo pianeta stesse diventando sempre più piccolo. Ma se le risorse disponibili non saranno sufficienti a sfamare così tante bocche, qual è il futuro che ci aspetta?

Gli effetti di uno sfruttamento indiscriminato li stiamo già vedendo, sul clima, sulle porzioni di Terra ancora incontaminata che si stanno riducendo sempre di più fino a sparire. Cosa mangeranno 15 miliardi di persone quando la Terra non avrà più nulla da offrire? 

Diciamo che al momento si pensa a come affrontare il quotidiano e di quel domani non si preoccupa nessuno o quasi. In quel quasi sono compresi tutti coloro che cercano di salvare il salvabile, di evitare che altri alberi vengano abbattuti, che le acque oceaniche vengano depredate, che la purezza venga inquinata, che la deforestazione faccia spazio a terreni da adibire a pascoli. 

Chi legge penserà che forse non si può fare altrimenti visto che tutti devono pur sopravvivere, e lo sfruttamento è necessario affinché nessuno muoia di fame. Purtroppo mi duole dire che le cose non stanno in questi termini, e il sistema mondiale che l’uomo ha messo in piedi è a dir poco aberrante. 

Dietro la distruzione della Terra si celano interessi economici enormi, di persone che sono totalmente indifferenti rispetto alle conseguenze delle proprie azioni. L’unica cosa che conta è l’aumento degli introiti del loro business e se qualcuno si mette in mezzo per ostacolare questo obiettivo diventa un problema da eliminare. 

Sono in aumento i delitti di coloro che si potrebbe definire i “paladini della Terra”, chi pone come obiettivo della propria esistenza la difesa della natura, chi si espone in prima persona per dire no a quello sfruttamento indiscriminato che caccia gli ultimi aborigeni dalle loro terre. Nel 2016 è stata uccisa in Honduras Berta Càceres, attivista ambientale e leader dei movimenti indigeni. 

Si era battuta per frenare lo scempio del territorio da parte delle industrie minerarie e idroelettriche, che avrebbe tolto l’acqua a molti nativi della zona. Un gruppo armato è entrato nella sua abitazione sparandole ripetutamente, la sua morte doveva essere certissima. 

Il suo è un esempio eclatante ma nel 2017 già un centinaio di paladini sono stati ammazzati con motivazioni simili. Ma perché fanno tanta paura da arrivare addirittura alla loro eliminazione fisica? Quali sono gli interessi che si celano dietro queste brutali uccisioni? In Brasile l’industria del legname ha interesse che la foresta venga abbattuta albero dopo albero. 

In Africa l’obiettivo è di riuscire a  strappare l’ultima zanna ricca di avorio o una pelliccia che scaldi le giornate di un ricco, per il suo cuore non c’è più speranza. L’industria mineraria dal canto suo divora oro, cobalto e uranio per soddisfare i molteplici usi di una società consumistica senza freni. Comprare in maniera oculata può davvero salvare qualche vita. 

Quelle dei poveri che per qualche spiccio muoiono intossicati in una miniera e quella dell’attivista ambientale che cerca di conservare la bellezza. Non crediate che il povero veda questi paladini come salvatori, perché in una ben architettata lotta tra miserabili, loro sono quelli che tolgono il pane di bocca agli affamati, che senza quel misero lavoro non vivranno, che senza quelle briciole non possono pensare ad un domani.

In questo disegno perfetto, almeno per chi ci sguazza come zio Paperone, le uccisioni degli scomodi potrebbero essere legalizzate anche nei paesi cosiddetti “civili”. Nella super-avanzata America la costruzione di un oleodotto nel Nord Dakota venne strenuamente osteggiata da un gruppo di paladini che avevano a cuore le riserve indiane al centro dell’interesse economico. 

La protesta di Standing Rock , così denominata, diventò celebre e qualcuno si prese la briga di scrivere una legge che legalizzava l’apertura del fuoco nei loro confronti. Non è passata per poco, sono stati sgombrati da vivi. Almeno per questa volta. 

In Italia stiamo vivendo un’estate infuocata grazie ai vari incendi che devastano paesaggi meravigliosi, non c’è traccia di veri e propri paladini che ostacolino la bramosa ricerca di suolo da cementificare. 
Quando poi addirittura lo Stato mostra indifferenza di fronte a tali scempi, la speranza di sopravvivere è debole.

L’ennesimo anello che si lega agli altri, nel perfetto disegno di creare situazioni in cui il povero ci vede l’illusione di un riscatto dalla propria condizione e magari il ricco passa pure da benefattore. 
Intanto la Terra langue e il divario cresce. Per i dolci sogni di pochi.