domenica 11 giugno 2017

La giornata mondiale del (mio) benessere



Durante l’anno vengono spesso dedicate delle giornate a tematiche diverse che ci ricordano quanto sia importante questa o quella questione. Così magari non ci dimentichiamo l’importanza di parlare con gentilezza o di diventare consumatori equilibrati. 

Questa volta il Global Wellness Day celebrato ieri, ci rammenta che per stare bene, dobbiamo seguire uno stile di vita che preveda una quotidiana camminata, alimentazione basata su cibi sani, buone relazioni sociali soprattuto in famiglia. 

Insomma uno stile di vita sano che ci faccia stare bene con noi stessi, così che questo benessere si rifletta sugli altri. Niente di più vero, ci capita troppo spesso di subire il malessere di persone che scaricano i loro pesanti fardelli emotivi sul prossimo. Niente di più dannoso. 

Ad istituire questa giornata è stata Belgin Aksoy, a capo di un’agenzia che opera nel settore alberghiero di lusso. Tra una camminata e un’abbondante bevuta d’acqua magari ci scappa pure un massaggio extra-lusso e a quel punto siamo a pochi passi dal paradiso. Anche se questo passaggio ce lo immaginavamo a costo zero, di certo a buon mercato per tutti. 

Il motto è che se senti la bellezza in te stesso allora puoi fare qualcosa per le persone che ti circondano. Sempre che questo prendersi cura di sé non sia il solito atto di egoismo che nulla ha a che vedere con quella ricerca di armonia con l’ambiente che ci circonda di cui il pianeta e noi tutti abbiamo tanto bisogno. 

Se la giornata diventa solo un’occasione per offrire pacchetti che promettono benessere e intanto garantiscono un lauto guadagno a chi li propone li vedo poco utili per la collettività. Se impariamo yoga o pilates per sentirci bene è un ottimo inizio, ma se ciò non si accompagna ad un profondo cambiamento di mentalità non è utile a nessuno se non al personale benessere di chi lo pratica e forse a qualche suo stretto familiare. 

Sempre che sia veramente questo quanto si intende per benessere e allora sono io a pensarla diversamente. Sono d’accordo sulla camminata o sul bere più acqua, allora questo deve solo invogliarci a preservare l’ambiente, a non inquinarlo, a rispettarlo senza riserve. Una camminata immersi nel verde è terapeutica, una falda acquifera pura ci garantisce buona salute. 

Cominciando a pensare di non essere i soli abitanti di questo pianeta, cambia la nostra prospettiva. Se ognuno di noi pensasse di essere solo un ospite che deve lasciare meno tracce possibili del suo passaggio, cambierebbe tutto. Perché la Terra non ci appartiene. Se consideriamo gli altri come compagni di questo nostro passaggio sul pianeta, visitatori alla pari che come noi vogliono solo che questo sia un piacevole cammino, allora avverrebbe una vera e propria rivoluzione. 

Con un cambiamento così radicale si potrebbe veramente parlare di benessere. Un mondo dove i suoi abitanti si dimostrano ospiti rispettosi e gentili compagni di viaggio è un luogo dove chiunque vorrebbe vivere. Forse è il caso di cominciare a dedicare giornate a qualcosa di più rispondente ai bisogni del pianeta. 

Si potrebbe iniziare con una giornata dedicata alla semplicità, che ci trasformi da avidi consumatori a semplici fruitori di risorse. Quanto basta per un’esistenza improntata non sulla competizione, ma su un’armoniosa convivenza con la natura e gli altri uomini. 

La giornata della semplicità, per uno stile di vita basato sulla sobrietà, la vera chiave del benessere. Questa volta totalmente a costo zero.



domenica 4 giugno 2017

Mr President spero sia stato informato



Mentre il mondo lentamente si sveglia dal sogno di un benessere economico senza conseguenze e prende atto della necessità di inventarsi uno stile di vita compatibile con la sopravvivenza della specie umana, lui, l’uomo a capo della più potente e tra le più inquinanti nazioni del pianeta, sorprende tutti. Prende l’ardua decisione di ritirarsi dall’accordo di Parigi che prevedeva un limite nelle emissioni di anidride carbonica da parte dei molti paesi che lo hanno sottoscritto. 

Sarebbe troppo oneroso in termini di posti di lavoro, motivo per il quale gli Stati Uniti ne negozieranno uno nuovo che preveda altri termini eco-sostenibili, dove eco sta per economici e non ecologici. Come era prevedibile questa presa di posizione ha generato critiche e commenti negativi da parte degli altri paesi e una sollevazione di massa di improperi ed insulti vari. 

Mi potrei tranquillamente unire a questo coro, elencando i motivi per cui questa scelta potrebbe rivelarsi deleteria per la sopravvivenza prima che della specie umana della stessa presidenza Trump. Niente di più facile. 

La verità è che non delude le aspettative perché una persona che ha fondato un impero economico ha di certo altre priorità nella sua agenda che uniformarsi ad un accordo che, molto probabilmente, neanche avrebbe firmato la prima volta. Allora cosa c’è di così sconvolgente? Per quanto mi riguarda niente o quasi. 

L’unica cosa che non riesco a comprendere è come mai una persona che riveste un ruolo di tale importanza, non sia consigliato ed orientato da economisti dotati di un pizzico di lungimiranza che lo mettano in allerta sui risvolti drammatici di questa decisione. In primo luogo proprio sul piano economico, visto che non serve essere esperti per capire che investire in termini di eco-sostenibilità, dove eco sta per ecologica, rappresenta una ricchezza a lungo termine. 

Se la direzione che il pianeta deve prendere è necessariamente quella che preveda una qualità di vita ottimale per l’essere umano, la quale va di pari passo con quella dell’ambiente che lo circonda, non c’è molta scelta. Non prendere subito quella direzione obbligherà a farlo successivamente con costi molto più alti, anche per le nefaste ripercussioni che avrebbe sulle spese sanitarie del paese. 

A questo punto oltre che qualche lungimirante economista dovrebbero entrare in gioco i servizi segreti che mettano in allarme la sopravvivenza della presidenza al pari della minaccia di un attacco terroristico. Notizie scientifiche recenti hanno portato alla luce dati preoccupanti sulle morti dovute alla presenza di particolato nell’aria. Il quale provoca danni a lungo termine all’apparato respiratorio e circolatorio, infarto ed ictus in primis. 

La novità è che l’inquinamento è molto più avanti dei governi a capo dei paesi che lo provocano e per stare al passo con i tempi si globalizza, uscendo al di fuori dei confini delle regioni dove nasce. Trasportato dal vento del progresso, arriva in altri paesi generando morti premature, persone che in condizioni di non alterazioni ambientali non sarebbero morte. Un bene prodotto in Cina genera inquinamento che causerà morti negli Stati Uniti e viceversa, solo per fare un esempio. 

Un qualsiasi presidente alla guida di un governo più o meno importante dovrebbe essere oltre il problema, esattamente dove inizia la soluzione. Ed invece c’è chi si permette il lusso di ignorare addirittura il problema stesso. In ogni caso visto che il particolato è il prodotto della combustione dei veicoli, degli impianti di riscaldamento oltre che di quelli industriali, qui nessuno si può ergere sul piedistallo coprendo di insulti un presidente che si dimostra più cieco dei suoi stessi elettori. 

Non lo può fare perché vista la situazione a cui siamo giunti, è ovvio che ben pochi si sono impegnati per evitare le morti premature di cui sopra. Mi risulta che l’ecosostenibilità non sia tra le priorità né della gente comune né tanto meno dei politici. Sempre che sia i primi che i secondi sappiano cosa voglia dire e se non lo sanno abbiano voglia di informarsi. 

Se questo passo falso, ennesimo dopo svariati eccessi oltre una sana misura, potrebbe costare il governo al presidente, per noi uomini comuni il continuare a non voler modificare lo stile di vita può costarci la vita. 
È sempre e solo una questione di lungimiranza.