Scorrendo le pagine di un giornale poco prima di girare la successiva, la mia attenzione è stata rapita dall’immagine sublime e maestosa del re della foresta. L’animale che più di tutti è in grado di carpire i pensieri dei bambini e non solo, il protagonista per eccellenza, senza il quale la storia non si può scrivere o se manca è quella la storia.
Il sovrano di una foresta sempre più in pericolo è ad un passo dal lasciare lo scettro, dall’abbandonare la scena di un mondo al quale non appartiene più. La sua sparizione lenta e costante rappresenta la cronaca di un pianeta che deve rallentare, necessariamente. E riflettere profondamente.
Perché se non decidiamo di farlo volontariamente, non avverrà in maniera naturale. Ciò che siamo in grado di fare è procedere in maniera veloce, frenetica, senza voltarsi a guardare. Ma lui questo non lo merita. Lui è il leone, il fedele compagno di un’infanzia, temuto e adorato. Le notizie che lo riguardano sono allarmanti.
Ormai scomparso dal Nord Africa, nelle altre porzioni di territorio africano dove sopravvive è in estremo pericolo e la notizia più triste è la quantità di esemplari persi in poche decine di anni. La tendenza continua ad essere in negativo e se non si agisce in qualche modo, tra qualche decennio i bambini di future generazioni dovranno accontentarsi di vederne raccontate le gloriose gesta da una casa di produzione americana.
In fondo nulla di diverso da quello che potrebbe accadere con altre specie, più o meno imponenti, più o meno famose. Ma questa volta è diverso proprio perché lui è notoriamente il più forte. Che succede quando quelli che hanno una resistenza più elevata, coloro che tendono ad avere la meglio nelle situazioni, temuti ma apprezzati, soccombono? Vuol dire che le cose non stanno più seguendo il loro andamento fisiologico, significa che è l’uomo stesso a decidere sulla selezione naturale e non più la natura.
L’uomo sta definendo i confini di un mondo che ha scelto in base alle sue regole, di sviluppo basato sul profitto, sull’egemonia di uno stato su un altro più debole, di una specie rispetto ad un’altra. E quando è il leone ad avere la peggio, qualcosa mi dice che la situazione sta realmente cambiando. Per tornare ai tempi dell’infanzia, quelli scolastici in cui cominci a farti le ossa per prepararti a quello che sarà il duro teatro della vita, se sei fragile, sei anche una facile preda del più spietato che non è il più forte, ma solo quello più popolare.
Il più forte è quello che mette in campo la sua superiorità fisica e morale per sovrastare il sopruso, per difendere chi non ce la fa da solo, per un nobile scopo. Anche la sopravvivenza della specie lo è, e risponde ad altre leggi che per quanto implacabili possano sembrare hanno un fine ultimo, ben preciso. Che succede se questi valorosi esempi di audacia cominciano ad essere sempre meno presenti?
Non certo perché non c’è più bisogno di loro, la situazione attuale dimostra il contrario. Piuttosto hanno preso il sopravvento sentimenti quali l’individualismo, il prevalere a scapito di qualcosa o qualcuno, l’apparenza come identificativo di sè.
Ed ecco che il forte che si mette davanti al bullo per difendere un principio, non ha abbastanza followers e il leone viene cacciato dalla foresta per far posto ad una piantagione, ad una moda, ad un insaziabile appetito.
Qualcosa è pericolosamente cambiato, qualcuno più forte di tutto dovrà necessariamente ribaltare la situazione. A chi spetterà questo oneroso compito?